La burocrazia
lenta e complessa appesantisce ogni spazio d’innovazione e le
prospettive di un servizio di qualità capace di venire incontro a
quanti sono desiderosi di far meglio e di conseguire prima la tappa
della maturità e il percorso universitario. Dinanzi ai bastoni traversi
delle organizzazioni sindacali, preoccupate soltanto dei numeri (anni
di scuola, posti di lavoro, cattedre, senza poi interessarsi di classi
con 13 alunni e classi con 32 studenti); alle perplessità di tanti
docenti che hanno paura di imbattersi nel nuovo e scommettersi per una
didattica di qualità; sorge spontanea la domanda: Che servizio
scolastico si offre agli studenti?
Il motto, messaggio e valore della scuola italiana: “Scuola di tutti e scuola per ciascuno”
rimane una semplice formula stereotipata se non risponde o tende di
rispondere ai bisogni degli studenti ed in questo momento sto pensando
ai ragazzi bravi, studiosi, impegnati, creativi che sui banchi di
scuola “vivono di rendita”, si annoiano perché si fa sempre “ripasso”,
non trovano l’entusiasmo del nuovo, non vengono stimolati e spronati
alla ricerca a fare di più e meglio, perché i ritmi della classe sono
lenti, e si annoiano, anche se riportano buoni voti e sono promossi
ogni anno.
Sono ragazzi dotati di talenti che vengono nascosti sotto la sabbia,
talenti che non fruttificano, ragazzi che non vengono stimolati ad
maiora, che si adagiano sul minimo sforzo e così facendo sprecano gli
anni più belli dello sviluppo cognitivo, gli anni della giovinezza
culturale che indirizza le passioni e gli orientamenti verso le scelte
decisive della vita.
Quando poi si risvegliano dal sonno del dolce far niente o poco, si
accorgono di avere sprecato del tempo che, purtroppo, non si potrà
recuperare.
Il programma di studio, anche se ampio e articolato, è spesso ridotto
ai tempi della scuola, che intermezza scioperi, cortei, assemblee di
studenti e di docenti, eventuali calamità naturali o guasti agli
impianti e alle strutture scolastiche ed i giorni canonici di scuola si
riducono in maniera indolore, senza contare le impreviste assenze dei
docenti, la mancata o l’inutile supplenza che rende la giornata
scolastica “leggera”, ma paurosamente vuota e infruttuosa.
Se questa è la scuola che si vuole continuare ad avere, la
sperimentazione del liceo quadriennale non serve.
Se invece s’intende rispondere moralmente al desiderio di una scuola
per ciascuno, dove il “ciascuno” non è soltanto lo studente disabile,
con DSA o con BES, ma “ciascuno” è anche lo studente dotato, desideroso
di fare meglio, di mettere a frutto le sue potenzialità, perché non
accogliere la proposta della sperimentazione e creare una o due classi
alle quali s’iscrivono gli studenti che lo desiderano, che hanno
superato un test d’ingresso e sono risultati idonei ad un percorso di
studio ben strutturato nei contenuti e nei tempi e riducendo gli spazi
vuoti e infruttuosi, articolando meglio il programma delle discipline
scolastiche, e valorizzando di ogni disciplina l’essenziale e non il
ripetitivo e l’eserciziario scolastico, sviluppano competenze,
esercitano abilità, ampliano le conoscenze aprendosi anche al mondo
dell’economia, della finanza, del diritto.
Come già avviene per tutte le classi ad indirizzo linguistico,
scientifico, musicale e per i progetti sperimentali la formazione della
classe quadriennale richiede un’esplicita richiesta, di una selezione
tramite appositi test finalizzati anche accertare le qualità di base
per affrontare il percorso di studio quadriennale.
Per realizzare tutto ciò occorrono docenti bravi e volenterosi,
impegnati in una didattica funzionale all’apprendimento e alla modifica
del modo di pensare, di sentire e di agire, pronti ad una cultura per
la vita e non solo per la scuola, capaci di guardare e leggere la
disciplina nell’ottica della trasversalità interculturale e plurilingue
secondo il progetto CLIL.
Ce ne sono tanti, ma devono essere stimolati e incoraggiati dai
Dirigenti, vincendo la paura e il timore delle critiche di quanti sono
prevenuti e ostinatamente contrari per principio.
Consapevoli di fare del bene ai ragazzi meritevoli e studiosi, è
necessario che si abbia il coraggio di avviare il progetto che dovrà
essere presentato entro il 13 novembre ed i Collegi docenti non
dovrebbero opporsi ad una scelta di offrire ai futuri propri alunni una
così bella opportunità che qualifica l’Istituto e lo rende pioniere di
un progetto di qualità.
Occorre farlo prima delle iscrizioni e la classe sperimentale diventa
una nota di eccellenza che qualifica l’Istituto ed invoglia i ragazzi
più bravi e studiosi.
L’assistenza e la vigilanza ministeriale sul progetto sperimentale
diventa altresì una garanzia per il percorso, che sarà costantemente
monitorato e al termine del quadriennio validato, come hanno bene
dimostrato i primi esempi di licei quadriennali a Milano.
Si isti et illi, cur non nos?
Avanti! Con coraggio e grande impegno
Giuseppe Adernò