A dieci anni
dall'emanazione del primo 'Patto educativo di
corresponsabilità' voluto il 21 novembre 2007 dall'allora
Ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni, è stata costituita una
commissione di studio con la partecipazione dell'ex ministro e
dell'attuale ministra Valeria Fedeli, "per innovare e rinnovare il
testo, coerentemente con i cambiamenti in atto nella società
contemporanea". La scuola, luogo privilegiato di educazione e
d'istruzione, a volte fa prevalere la seconda dimensione e trascura
alcuni passaggi, gesti e atteggiamenti che sono indispensabili per
favorire la modifica dei comportamenti nella logica dei valori del
rispetto, della dignità della persona, delle libertà personali.
Le manifestazioni di questi giorni che hanno gli studenti vicini ai
temi della sicurezza, della cultura di genere, della violenza contro le
donne sono indicative di un cambio di marcia, rivelano, infatti, un
saper guardare "al di là della finestra" della scuola, un voler meglio
conoscere la vita sociale e civile, nella quale la stessa scuola è
inserita come istituzione che offre servizi.
La responsabilità educativa, compito primario della famiglia, trova
ampia collaborazione a scuola e come ha affermato in sede di Assemblea
Costituente l'illustre latinista Concetto Marchesi, deputato del Pci,
«Lo Stato è la grande famiglia che deve integrare le forze, a volte
difettose, dell'istituto familiare».
Scuola e famiglia collaborano e camminano insieme. Alla luce di
questi principi i Decreti delegati, che meritano adeguata
riformulazione, hanno reso i genitori protagonisti attivi e non solo
spettatori.
L'idea guida della 'partecipazione', che ispirò i Decreti delegati del
ministro Franco Maria Malfatti nel 1974, ha favorito l'innovazione del
sistema scolastico, prima separato dal contesto sociale e
autoreferenziale, coinvolgendo i genitori ed assegnando anche la
presidenza del Consiglio d'Istituto, organo d'indirizzo e di governo
dell'istituzione scolastica.
L'intenzione era buona, ma la prassi si è rilevata inadeguata.
Restano ancora barriere e ostacoli nel dialogo tra la scuola e la
famiglia che ripete la formula antica: " Mio figlio come va ?" e la
scuola spesso si limita a rispondere soltanto in relazione al
rendimento scolastico, e non si sofferma nella descrizione della
crescita formativa, culturale, sociale e relazionale. La risposta della
scuola dovrebbe essere: "Suo figlio sta crescendo, ha sviluppato queste
competenze... sta migliorando in questo... ha bisogno di essere aiutato
in.....".
La corresponsabilità educativa chiama in causa genitori e docenti e
solo quando si riesce ad instaurare un efficace dialogo educativo, si
registra la crescita armonica e integrale dello studente.
Il riferimento all'art. 3 comma 2, della Carta Costituzionale, che
celebra i primi 70 anni, sancisce il principio di uguaglianza in senso
sostanziale: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di
ordine economico e sociale, che, limitando, di fatto, la libertà e
l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese». In questo
quadro anche la scuola come istituzione aveva il compito di contribuire
a rimuovere tali ostacoli, esercitando un ruolo attivo nell'aiutare i
giovani di condizione economica e sociale disagiata (la grande
maggioranza in quegli anni) a compensare le carenze di carattere
culturale derivanti dalle loro famiglie di provenienza.
L'incapacità del sistema scolastico di «rimuovere gli ostacoli» come
già denunciava don Lorenzo Milani (1967) in "Lettera a una
professoressa" permane, anche se notevoli ed eccellenti sono le
iniziative educative promosse in alcune realtà scolastiche, nelle quali
il clima di scuola assume una dimensione di vera "comunità scolastica"
in cammino.
Agli ostacoli di ordine economico si aggiungono i disagi di
ordine sociale e familiare che tanti ragazzi vivono sulla loro pelle di
assenza di famiglia, spesso divisa e allargata, di assenza di modelli e
di punti fermi di riferimento, sull'onda del relativismo imperante che
rende tutto lecito e giustificato.
Accogliere, dialogare, collaborare sono i verbi d'azione della scuola
di ieri, di oggi e di domani.
E' bello leggere nella hall di una scuola la scritta: "In questa scuola
i genitori contano" E' una dichiarazione esplicita di attenzione e di
corresponsabilità educativa. E' questo l'auspicio che ciò avvenga in
tutte le scuole, ma occorre cambiare le teste, aprirsi una nuova idea
di scuola che educa e forma, utilizzando l'istruzione, i saperi
disciplinari non come fine, ma come mezzo, adoperando al meglio anche
le nuove tecnologie, preziosi sussidi se ben guidati e utilizzati,
accelerando i tempi e incrementando l'efficacia del sapere e del "saper
fare".
Giuseppe Adernò