
Definizioni buoni per riempire i giornali e per scrivere nuovi manuali di storia, ma inservibili per conoscere la verità, per decifrare le ragione, per scoprire i colpevoli, per comprendere le trame, i silenzi, i depistaggi. Per fare giustizia. Un mistero ancora irrisolto che pesa come un macigno sulla "coscienza nazionale", che deturpa la storia repubblicana, che getta ombre di sospetti sulle istituzioni democratiche. E il sangue dei giusti, dopo cinquant'anni, grida ancora verità e giustizia, oggi come allora, come sempre. Come ha gridato piazza Duomo, stracolma di cittadini sconvolti e indignati, durante i funerali del 15 dicembre, mentre inspiegabilmente la sede ancora ferita della banca di piazza Fontana veniva autorizzata dalle autorità ad aprire al pubblico. Incredibile, ma vero!
Poi ci hanno raccontato la storia della "pista anarchica", del "suicidio di Giuseppe Pinelli", caduto dalla finestra degli uffici della Questura di Milano, della "cellula padovana di Ordine Nuovo", del tragico e ingiusto assassinio del commissario Luigi Calabresi, puro come la cravatta bianca che indossava la mattina del suo omicidio. Ci hanno raccontato di tutto, senza arrossire. Di tutto, meno che la verità. E senza verità non c'è nessuna libertà. Nessuna democrazia. La notte è ancora lunga e oscura per l'Italia e solo quando la luce della verità squarcerà le maglie invisibili dell'ignominia e della vergogna "per molti", solo allora la Nazione vedrà cieli e giorni migliori, e i diciassette caduti finalmente potranno riposare in pace.
Angelo Battiato