
L’orgoglio di Dante, pellegrino, trova una guida sicura nel giusto limite, nella mesos , nei dettami dell’etica neotestamentaria; Ulisse confida assolutamente nella propria intelligenza! Il suo , dunque, non è orgoglio luciferino, il suo “folle volo” è temerarietà; è assoluta spavalderia e fidanza cieca solo nelle proprie forze. E ciò, sa il Dante agens ! La conoscenza di Dante è virtuosa - conosce il limite -. La“canoscenza” di Ulisse presuppone la forza il coraggio assoluti, necessari per superare ogni limite.
Il pagano Ulisse non conosce restrizioni.
“ Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque..
E’ la fine. E alla fine l’orgoglio è punito “com’altrui piacque..
E’ una grandiosa epica fine, non c’è che dire. E Dante lo sa, lo capisce.
Del resto, se “ il folle volo” non fosse fallito , non si sarebbe potuta affermare - come è stato giustamente fatto rilevare - la potenza della legge divina, la legge del cristiano, “laico”, Dante Alighieri.
Nuccio Palumbo