ASASi: Don Vito, quale differenza vede tra lo stato del Comune di Palermo da lei governato e il Comune attuale?
Don Vito Ciancimino: Eh no! Non mi rompete i cabbasisi! Ai miei tempi era una cosa seria: davamo i soldi alle scuole per la manutenzione, la città era mantenuta pulita dal mio amico Conte Cassina, i consiglieri comunali non prendevano i soldi dalle casse comunali facendosi assumere per finta dalle aziende palermitane, il bilancio era tutto sommato sano. E poi davamo tanto lavoro: in una notte abbiamo approvato 300 licenze edilizie alla sorella di Michele Greco, alla media di una licenza ogni 45 secondi! Questa era produttività! Il lavoro non mancava! Eletto sindaco di Palermo per la Democrazia Cristiana nel 1970, insieme a Salvo Lima, il leader siciliano della corrente politica guidata a livello nazionale da Giulio Andreotti, durante gli anni della speculazione edilizia palermitana, abbiamo emesso il numero record di licenze edilizie, gestite dalla mafia di Corleone, ma che risultavano intestate invece a tre persone nullatenenti.
ASASi: Ci sembra che vi occupavate più di stragi che di edilizia scolastica!
Don Vito Ciancimino: Ma cosa dice? Porco di qua e porco di là! Abbiamo affittato molte abitazioni che i miei amici avevano costruito con tanti sacrifici e le abbiamo adibite a scuole!
ASASi: cosa ricorda del piccolo Di Matteo, studente dell’Istituto Comprensivo di Altofonte, che i suoi amici corleonesi hanno strangolato e sciolto nell’acido?
Don Vito Ciancimino: è la pagina più nera della storia della scuola siciliana e delle nefandezze di Cosa Nostra nella provincia di Palermo. Il livello d’inciviltà e barbarie cui è giunta la mafia negli ultimi venti anni, proprio a partire da quel barbaro omicidio, è stato tale da determinarne il distacco definitivo dal mondo contadino e dal popolino. Restano alcuni collegamenti con la mafia americana, con la criminalità extracomunitaria, coi colletti bianchi e con rappresentanti indegni dello Stato e della politica. Ma non abbiamo fatto tutto da soli. Il ruolo dei servizi segreti, al soldo di pezzi della politica e della finanza, non è stato indifferente. Se ho potuto investire in “Milano due” e trattare con un generale dei Carabinieri, vuol dire che la colpa non è tutta mia.
ASASi: Cosa pensa dell’istruzione religiosa?
Don Vito Ciancimino: Min….! Io ci stavo benissimo col Vaticano! Ma lei lo sa che secondo quanto ricostruito dal giornalista Gianluigi Nuzzi, che si è avvalso dell'archivio di monsignor Renato Dardozzi, dall'Istituto per le Opere di Religione sarebbero stati manovrati dei soldi diretti a me, don Vito Ciancimino, per conto della mafia? A tal proposito mio figlio, Massimo, affermò: «Le transazioni a favore di mio padre passavano tutte tramite i conti e le cassette dello IOR». Spero che mio figlio continui a dire la verità, è il solo modo che consente a un siciliano di riscattare le malefatte di un altro siciliano.
ASASi: Cosa pensa del presidente Lombardo che ha dichiarato di volersi staccare dall’Italia?
Don Vito Ciancimino: Lombardo copia una nostra idea! La Mafia tentò di separare la Sicilia dall’Italia già nel 1946, attraverso l’azione di Salvatore Giuliano e l’aiuto dei latifondisti. In realtà Lombardo pratica la politica dell’accattonaggio: continui viaggi a Roma a elemosinare contributi, stanziamenti, prebende; incapace di mettere ordine nei conti di casa propria. Sembra di essere tornati ai tempi dei viceré e dei baroni, solo che i Viceré come Caracciolo avevano altra stoffa!
ASASi: Don Vito, quali libri legge solitamente?
Don Vito Ciancimino: Leggo solo Leonardo Sciascia: nei suoi libri, alla fine, vinciamo sempre noi. Camilleri invece mi sta antipatico, ci fa fare la figura dei cretini.
R.T.
dalla letterina ASASI - Rete delle scuole autonome della Sicilia ( asasisicilia@alice.it )
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