I nuovi coefficienti,infatti, esplicitati nella circolare n. 9/2010 dell’INPDAP e stabiliti ai sensi dell’art. 1 comma 11 della legge 335/96 sulla base delle rilevazioni demografiche e sull’andamento del PIL nel lungo periodo rispetto alle dinamiche dei redditi soggetti a contribuzione previdenziale rilevati dall’ISTAT hanno determinato il seguente risultato:
Età anagrafica |
Trattamento pensionistico % annuo rispetto ai contributi |
Indice di
crescita |
57 |
4,419 |
0,921 |
58 |
4,538 |
0,946 |
59 |
4.644 |
0,967 |
60 |
4,798 |
1 |
61 |
4,940 |
1,029 |
62 |
5,093 |
1,061 |
63 |
5,257 |
1,095 |
64 |
5,432 |
1,132 |
65 |
5,620 |
1,171 |
La conseguenza di questo provvedimento è duplice: se paragoniamo i coefficienti ai 60 anni di età riscontriamo un calo netto delle pensioni superiore al 7% rispetto ai coefficienti precedenti, con una riduzione in crescendo che arriva al 9% al raggiungimento dei 65 anni.
E’ mia personale convinzione che non si sia riflettuto abbastanza prima di intraprendere la scelta di diminuire la convenienza al mantenimento in servizio con il trascorrere degli anni.
Probabilmente la scelta inversa, quella cioè di premiare economicamente i lavoratori che decidevano volontariamente di rimanere in servizio, avrebbe determinato maggiore consenso.