“L'uomo è la misura di
tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non
sono in quanto non sono”, dice il sofista e su questa intuizione della
filosofia greca anche noi asseriamo che la realtà oggettiva appare
differente a seconda degli individui che la osservano e la
interpretano, anche se è possibile sostenere l'ipotesi che ciascuno
misura le cose col proprio metro che poi adopera per misurare gli
altri, in un rapporto simbiotico solo con se stesso. E allora chi è
stato tradito dalla moglie metterà come metro per misurare gli altri le
corna e chi ha adottato il ricatto o l'intimidazione per ottenere
qualche prebenda sfodererà a ogni azione degli altri quella sua intima
e propria unità di misura. Allo stesso modo chi è disposto a vendersi
per ottenere qualche piccolo favore giudicherà le azioni degli altri
tutte funzionali al baratto, mentre chi è stato offeso dalla cinghia
della sorte vorrebbe cinghiate per chi ne ha subite poche e cercherà
ogni giustificazione possibile per convincere il microcosmo che lo
circonda della bontà delle sue pretese.
Solo Jago, facendo male e propugnando veleno e odio contro il suo
benefattore, Otello, non si turbava della sua carognaggine, né cercava
giustificazioni al suo operato: sapeva di essere un fetente e come tale
si comportava senza prendere metri e senza misurare gli altri, anzi li
misurava con la sua bilancia in un piatto della quale metteva solo il
suo odio immotivato. Questa premessa ci serve per dire che da quando è
scoppiato il caso dei presidi congelati e no, dei promossi e dei
bocciati, delle sentenze della giustizia e di quelle altre della
politica siamo entrati un una sorta di coda di Minosse per cui a
seconda dei pezzi pubblicati sul nostro sito veniamo osannati o
dileggiati, innalzati o sbattiti a terra, accusati di servilismo
o di vendette per riscattare gli schiaffi della sorte. Non da parte di
tutti certamente, ma il grosso degli schieramenti avversi pretende una
nostra posizione netta, che ci armiamo di mitraglie e bombardiamo il
nemico della trincea opposta. E se esprimiamo la nostra opinione si
sfoderano metri di ogni fatta e dimensione per misuraci e capire il
motivo delle nostre scelte, dimenticando con troppa fretta strumentale
che è nostra sola ambizione rendere un servizio ai nostri lettori e che
le nostre idee, siccome sono nostre, ce li teniamo solo per misurare,
non le persone, ma le idee. Un modo per crescere e per capire meglio,
mentre la nostra unica certezza è di non averne e il nostro unico
sapere di non sapere. E siccome navighiamo su mari cristallini e alto
voliamo qualche folata calunniosa non la percepiamo nemmeno, sia che
essa venga dai quadranti meridionali dei sanati dalla politica e sia
dagli angoli dalle coste gelate del nord, dove galleggia qualche
mercenario, e sia pure se soffia dai tropici del potere. Ma non abbiamo
neanche posti da difendere, né prebende da ottenere, né scalate
professionali da fare o da intraprendere, né potere da gestire per cui
un altro nostro filosofo di riferimento è Pirrone di Atene,
sofista anche lui, che su molte questioni sospendeva il giudizio. Ecco,
noi sospendiamo il giudizio sulle persone (e su taluni presidi
congelati che ci vorrebbero, chissà perchè?, loro paladini) non sulle
idee e le opinioni che, finchè avremo possibilità, esprimeremo con
tutta la nostra imperfetta e debole sapienza ma che, siccome è nostra,
ci pare la più importante e quella più sicura per giudicare e capire il
mondo, recintando contro i venti, annaffiando e concimando la nostra
Weltanschauung, fallibile, ma che però è sempre la nostra e come tale
non barattabile e con nessuno. Se dunque, sull'esempio di Jago, si
volessero disseminare qua e là fazzoletti accusatori o qua e là pizzini
di discredito, noi, che siamo di cultura contadina, seguiremo sempre il
nostro filare e solo il nostro filare guarderemo come i mietitori nei
campi del grano o i vendemmiatori nelle vigne.
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnanet.org