Avvocato, massone ed esponente del liberalismo, partecipò alla Rivoluzione indipendentista siciliana del 1848. Dopo la capitolazione dei secessionisti (15 maggio 1849), riparò a Torino e sostenne attivamente la campagna di Garibaldi in Sicilia, entrando anche a far parte del suo governo dittatoriale il 27 giugno 1860 (dopo le dimissioni di Crispi).
Conclusa la Spedizione dei Mille, il 18 febbraio 1861 entrò come deputato nel nuovo Parlamento “italiano” che il 17 marzo proclamò la nascita del Regno d’Italia. Dopo la morte di Cavour (6 giugno 1861), da esponente della destra storica, divenne ministro della Pubblica Istruzione con l’“interim” agli Interni nel primo Governo La Marmora (1864-1865). Lo abbiamo tempestato di domande:
ASASi: Ministro Natoli, ma l’impresa dei Mille, fu vera unità d’Italia?
Giuseppe Natoli: Guardi, il più folto gruppo dei Mille parlava bergamasco. Si udivano tutti i dialetti dell’alta Italia, però i Genovesi e i Lombardi erano i più. I carabinieri genovesi a Calatafimi, marciando per la valle, parlavano il loro dialetto che a momenti scattava di collera, ed era così caro e parlato così volentieri da Garibaldi, che l’addolciva, mentre sulle labbra di Nino Bixio guizzava come la saetta. Consueto era per loro il materno dialetto, non l’italiano. Poi s’è fatta l’Italia, c’erano ancora da fare gli italiani, e soprattutto la lingua unitaria, che da non molto è diventata la lingua di tutti, questo bene comune usato nel parlato e nello scritto da una nazione intera.
ASASi: Ministro Natoli, ma allora non sapeva né leggere né scrivere il 75% della popolazione.
Giuseppe Natoli: era la percentuale più alta d’Europa dopo quella della Russia. È un importantissimo punto di arrivo che la quasi totalità degli italiani ora parli italiano, dopo secoli che questa nostra lingua è stata soprattutto scritta e non parlata, lingua di cultura e non di natura. Nel 1951, poco prima che la televisione diventasse una delle scuole serali d’italiano, il 65% usava ancora il dialetto in ogni circostanza. E 150 anni fa soltanto un 10% sapeva parlare italiano. Ora possiamo dire che una lingua prevalentemente scritta per secoli, e posseduta dalle classi colte soltanto, è diventata una lingua parlata in tutta la penisola.
ASASi: Ministro Natoli, lei che partecipò al governo dittatoriale di Garibaldi dal 27 giugno 1860, come giudica la situazione attuale della scuola siciliana?
Giuseppe Natoli: Non è un mistero che la scuola statale in Sicilia abbia perso credibilità e autorevolezza. Chi si sveglia prima la mattina comanda. Dal 12 dicembre 2010 al 25 marzo 2011 vi hanno detto alternativamente quattro volte che avreste potuto attivare i nuovi indirizzi di studio, vi hanno costretto a improvvisare ogni giorno il vostro futuro, vi hanno resi ridicoli agli occhi delle famiglie. Spero che Centorrino mostri gli attributi e insista per l’applicazione dei nuovi indirizzi dall’a.s. 2011/12. Anzi so che ha preso apertamente posizione con fermezza a favore dell’inizio immediato dei nuovi corsi di studio: Bravo! Il prossimo anno vi toglieranno altri bidelli, professori, tecnici e amministrativi, rendendo impossibile la gestione ordinaria della didattica. Vi dicono che vi fanno l’elemosina degli scatti di anzianità, ma negli ultimi quattro mesi gli stipendi sono diminuiti. In Germania un operaio prende 2.500 euro al mese e in Italia un amministrativo scolastico ne prende 1.250. In Sicilia gli enti locali non vi danno i soldi per la manutenzione, ma le pagine dei giornali sono piene di amministratori arrestati per corruzione. Bisogna però dire che il Governatore Lombardo, con la nomina del Direttore alla P.I. Albert e con quella del Liquidatore di Biosfera Marino, sta mettendo in posti di responsabilità gente capace e incorruttibile. E queste nomine seguono quelle degli assessori, che forse non saranno dei premi Nobel, ma sono certo persone per bene. Mi sembra una grande novità.
ASASi: Ministro Natoli, ci sarà nel 2011-2012 la forte contrazione della popolazione scolastica nei tecnici e nei professionali?
Giuseppe Natoli: era inevitabile: l’avanzata incontrollata dei diplomifici e dei Centri di Formazione Professionale produrrà un taglio secco del 9,5%. I sindacati non protestano perché hanno interessi concreti nei CFP. La compravendita dei diplomi non può essere un problema della polizia. L’amministrazione deve fare il suo dovere, ma la vedo totalmente assente. Ho visto che la pubblicità di GRANDI SCUOLE per la preparazione all’esame di maturità recita così “I nostri tutor sono insegnanti che sanno stimolare gli studenti con complicità”. Vuol dire che ormai, per superare l’esame, occorrono i complici!
ASASi: Ministro Natoli, dunque questo direttore generale in Sicilia non arriva?
Giuseppe Natoli: Gente di poca fede! Sarà un dirigente che viene dal Piemonte che con Albert si ritorna come ai tempi di Cavour.
ASASi: Ministro Natoli, ha letto i risultati del sondaggio sulla mafia che Mafiacontro e ASASi hanno svolto?
Giuseppe Natoli: Volete curare un tumore con l’aspirina. Gli studenti hanno capito che i processi non si riescono a fare, pieni come sono di garantismi per i delinquenti e di ostacoli per giudici, polizia e persone per bene. Anche nelle scuole siciliane la giustizia non esiste e la disciplina affidata ai consigli di classe è un fallimento totale. Guardi cosa è successo la settimana passata alla scuola media Borgese: un ragazzino ha minacciato con un coltello un altro studente nel bagno e neppure una segnalazione al Tribunale dei minori, o ai servizi sociali, né denuncia o provvedimento disciplinare. La scuola siciliana si è arresa alla violenza e agli atti vandalici. Togliere ai presidi i poteri disciplinari è stato un errore. Ma questo non si può dire perché non è politicamente corretto.
Roberto Tripodi dalla letterina ASASI - Rete delle scuole autonome della Sicilia ( robertotripodi@virgilio.it )
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