ASASi: Maestro, ma è vero che la lingua italiana l’abbiamo creata e diffusa noi siciliani, alla corte dello Stupor Mundi?
Jacopo da Lentini: Fui considerato il “caposcuola” dei rimatori siciliani, ruolo che mi fu assegnato da Dante (Purg.) e che trova riscontro nella collocazione delle mie Canzoni in apertura del Canzoniere Vaticano latino 3793. Nel De vulgari eloquentia fui citato per una mia canzone che é portata quale esempio di uno stile limpido e quanto mai ornato. I miei componimenti coprono un arco temporale che va dal 1233 al 1241. Nella lingua in cui gli illustri della Scuola prestilnovistica scrivono, si riscopre un siciliano colto depurato dagli elementi troppo municipalizzanti e idiomatici, che rappresentarono, invece, per i poeti siculo-toscani motivo d'esclusione da parte di Dante. Decantai l'amor cortese, alla mia donna, con grande originalità e creatività, utilizzando il sonetto con grande ingegno. Analizzai l'amore come vicenda interiore, con grande acutezza psicologica, quasi come un grande senso di prodigio.
ASASi: Maestro Notaro, quindi lei è d’accordo sulla legge regionale sull’insegnamento della storia, della letteratura e del patrimonio linguistico siciliano?
Jacopo da Lentini: Certamente. L’attività svolta all'interno della Magna Corte, oltre quella amministrativa, rappresentò per il Regno, un momento di rinascita culturale della Sicilia, tanto che per le successive generazioni, erano “degni” del magistero dell'arte poetica. Figuratevi che io fui nominato in un passo del Purgatorio, dove Dante per bocca del rimatore lucchese Bonagiunta Orbicciani, riflette sulla tradizione lirica prestilnovistica, riconoscendo proprio in me il caposcuola della scuola siciliana. Ho lasciato un discreto corpus formato da una quarantina di componimenti, espressione di una straordinaria sperimentazione metrico- formale. Tutti gli spunti tematici presenti nel mio repertorio vengono ripresi e sviluppati dagli altri esponenti della scuola e, attraverso la mediazione dei poeti siculo-toscani, entreranno nel repertorio dello stilnovo e più avanti nella lirica petrarchesca.
ASASi: Maestro cosa pensa del concorso a preside bandito nel 2004, impugnato da due ricorrenti siciliane e che dovrebbe adesso concludersi nel mese di luglio.
Jacopo da Lentini: Ho saputo che una componente della Commissione d’esame, la preside Traina, universalmente stimata, dopo un colloquio col Direttore Vicario, si è dimessa. È un fatto inquietante, perché la preside, professionalmente ed eticamente ineccepibile, garantiva la correttezza dello svolgimento e della correzione delle prove. Cosa si siano detti i due nel colloquio non è dato sapere. Sono però preoccupato.
ASASi: Notaro, siamo preoccupati da questo clima di decadenza che pervade la scuola: tagli lineari senza criterio che penalizzano anche i giovani di ruolo, carica del Direttore dell’USR che viene lasciata vuota da sette mesi, Bandi per i concorsi promessi da due anni e che non vedono mai la luce, stipendi che nell’ultimo anno sono diminuiti da 40 a 90 euro al mese, sindacati che invece di occuparsi della questione salariale, si fanno ricevere dall’Assessore Regionale per discutere di calendario scolastico (ma che c’azzecca?), conti correnti delle scuole azzerati. Sembra un contesto da fine dell’Impero Romano!
Jacopo da Lentini: La Sicilia di Federico II di Svevia era il cuore del mondo. Dal punto di vista economico e culturale.
L’Italia, negli ultimi tre anni, da quinto che era è diventato il settimo produttore mondiale, passando da una quota del 4,5% al 3,4%, superata da India e Corea e tallonata dal Brasile. Occorre proseguire nella riforma del nostro sistema di istruzione, già in parte avviata, con l’obiettivo di innalzare i livelli di apprendimento, che sono tra i più bassi nel mondo occidentale anche a parità di spesa per studente. Troppo ampi restano i divari interni al Paese: tra Sud e Nord, tra scuole della stessa area, anche nella scuola dell’obbligo.
Roberto Tripodi dalla letterina ASASI - Rete delle scuole autonome della Sicilia ( robertotripodi@virgilio.it )
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