Che fortuna essere bresciani! Brescia, la città lombarda, “Leonessa d’Italia”, la terra del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, è baciata dalla fortuna! E sapete perché? Solo chi nasce a Brescia ha titoli per poter lavorare e fare carriera al ministero dell’Istruzione. E sono davvero tanti i dirigenti del ministero arrivati dalla città di provenienza della Gelmini. Ma è questione di fortuna o è solo un caso? La verità, come sempre, è molto semplice! La Mariastar nazionale, nel corso della legislatura, ha saputo costruire il suo feudo nel cuore di “Roma ladrona”! Ed oggi il gabinetto del ministro dell’Istruzione rappresenta un esempio, davvero unico nel governo, di cosa voglia dire “fare casta”. O tenere famiglia. La Gelmini, infatti, in questi anni, si è circondata di persone di sua stretta fiducia, non badando a professionalità o curricula, ma alla provenienza geografica (la sua Brescia), alla fedeltà personale e alle parentele “lontane”. Attorno alla ministra più politica del governo Berlusconi c’è dunque un vero e proprio “clan di bresciani” a chiamata nominale, che dirige la stanza dei bottoni del ministero. E che paghiamo noi, naturalmente. Si inizia con Alberto Albertini, consigliere personale del ministro, reperto democristiano della Prima Repubblica, un nome che a Brescia fa storcere ancora il naso perché passato attraverso molteplici grane giudiziarie, come l’inchiesta sull’Ospedale Civile (pm Paola De Martiis, nel ’94) in piena Tangentopoli (ma è acqua passata!). La Gelmini, inoltre, ha puntato dritto su Vincenzo Nunziata, avvocato dello Stato di antico lignaggio con un debole per gli arbitrati e gli incarichi extragiudiziali. Come quello sulla costruzione della Scuola Marescialli di Castello, a Firenze, che poi si è evoluta nell’inchiesta sul G8. Nunziata è un recordman degli incarichi extragiudiziali, per i quali (tra il 2004 e il 2007) ha incassato 1 milione e 521 mila euro oltre a uno stipendio di 222 mila sommando una serie di altri incarichi tra cui quello – all’epoca – di capo di gabinetto del ministro Gentiloni alle Comunicazioni. Massimo Ghilardi, 45 anni, assunto, con chiamata diretta per “comprovate e qualificate esperienze professionali”, a coordinare la direzione generale della Ricerca, ed è anche responsabile dell’ufficio competente in riforma, riordino, vigilanza e finanziamento degli enti di ricerca; incarichi che controllano circa 915 milioni di euro. Ebbene, il signor Ghilardi, carabiniere di leva (fa sempre comodo), laureato in Scienze Motorie alla Cattolica di Brescia e anche in Sociologia Politica ad Urbino, iscritto all’Albo dei promotori finanziari, con la ricerca non c’azzecca proprio nulla, però avrebbe sbaragliato qualsiasi avversario in un ipotetico concorso pubblico: è il tesoriere di “Liberamente”, la corrente - Fondazione in ascesa nel Pdl, capitanata da Franco Frattini, dalla stessa Gelmini e da Mario Valducci. Anche il portavoce del ministro, Massimo Zennaro, manco a dirlo, è di Brescia. Zennaro, 38 anni, laurea in Scienze Politiche, dentro Forza Italia era “esperto di comunicazione”, prima accanto a Marcello Dell’Utri e poi a Tiziana Maiolo al Comune di Milano. E l’amicizia personale con Mariastella ha fatto sì che gli abbia messo la spada sulla spalla, nominandolo dirigente di prima fascia del ministero con incarico di Direttore generale “per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la Comunicazione”; il suo stipendio è passato da poco più di 40 mila euro lordi da portavoce a 134 mila netti da dirigente. Più o meno quello che guadagna il “direttore generale della politica finanziaria e di bilancio” sempre dell’Istruzione, un altro del clan dei bresciani di Mariastella. Marco Ugo Filisetti, 55 anni, anche nel suo curriculum c’è una laurea in Legge che nuota nel vuoto, fatti salvi una serie di incarichi come funzionario della Provincia di Bergamo di cui è diventato dirigente nel ’93. Filisetti, inoltre, nel 2009 è diventato sindaco del comune di Gorle (sempre Bergamo), ma essendo dirigente del ministero, quindi dipendente civile dello Stato, la sua nomina (ex testo unico sull’ordinamento degli Enti Locali) doveva considerarsi nulla. Insomma, Filisetti avrebbe dovuto optare per uno dei due incarichi. L’ha fatto? Neanche per idea. Però il sottosegretario all’Interno, Michelino Davico, ha spiegato che Filisetti può fare tutto ciò che vuole perché l’incompatibilità riguarda solo i direttori generali dei ministeri, mentre lui “ne svolge solo le mansioni”. Al matrimonio di Mariastella con Giorgio Patelli, il 23 gennaio 2010, Filisetti è stato indicato come appartenente al ramo della famiglia dello sposo, in una declinazione neppure troppo lontana. E queste, a ben guardare, son quelle cose che contano sempre. Ed io che a Brescia sono solo…inviato o infiltrato (come dice un mio collega), che speranza ho di lavorare!? Sebbene, anch’io lavoro e pago le tasse nella mitica città di Mariastella Gelmini! Spero, comunque, che il ministro si ricorderà di me per la nomina del prossimo dirigente al ministero dell’Istruzione!
Angelo Battiato (inviato speciale a ...... per adesso do chianu a duca)
angelo.battiato@istruzione.it
(liberamente tratto dal giornale “Il Fatto Quotidiano” del 19 luglio 2011)