Sono una cinquantina i MPI dal 1861 al 1922, una quindicina dal 1922 al
1946 (tra i fascisti dell’Educazione Nazionale e quelli degli ultimi
tre anni del regno d’Italia); sono circa 35 i MPI della attuale periodo
repubblicano anche se due ministre berlusconiane hanno deciso di
togliere la P (= pubblica) dalla sigla del ministero ubicato in Viale
Trastevere a Roma. Di questo centinaiosolo 4 sono donne: Franca, Rosa, Letizia e Mariastella,
felicemente “reggente”.
C’è ancora qualcuno che ricorda Franca Falcucci? No? Eppure era la fine
del 1982 quando, apprendevamo la notizia della sua ascesa al MPI,
mentre io ero precario in un liceo parificato di Palermo.
Franca
Falcucci, è nata a Roma nel 1926, è stata Ministro della Pubblica
Istruzione per la Democrazia Cristiana (DC) dal 1982 al 1987 durante
4 governi: due di Fanfani e due di Craxi. Il tempo futuro ci dirà se è
stato un grande ministro. Di certo decideva convintamente il suo
programma solo dopo l’ascolto, la riflessione ed il necessario e
rispettoso approfondimento realizzato nel confronto e nel dibattito
Parlamentare. Non mancarono le durante quegli anni 80 le contestazioni
studentesche, i cortei cittadini, le occupazioni delle scuole. Ma si
sa, tutte queste forme di “lotta”, in una vera Democrazia, hanno una
ragione d’essere e come tale non vanno mai ignorate o sottovalutate. Ai
tempi della Falcucci, questo si faceva, così come deve essere. E il
ministro ne teneva conto, seriamente.
E’ a questa senatrice che
dobbiamo: (1) l’apertura delle scuole pubbliche ai portatori di
handicap, (2) il “principio di conservazione” dell’ora religione
nella scuola in maniera opzionale, (3) le direttive riguardanti
il sistema operativo con la nascita successiva delle cosiddette
sperimentazioni P.N.I.: Il Piano Nazionale per l'inserimento
dell'informatica nella scuola Secondaria Superiore.
Ad
primum. Franca Falcucci è la donna che ha preparato il terreno
per la legge n. 517/77. Ministro della Pubblica istruzione lo sarebbe
diventata solo nel 1982, ma nel 1975 ha presieduto una commissione
parlamentare sull'integrazione scolastica degli alunni handicappati
(era il termine che si usava allora). Le conclusioni di quel lavoro,
note come “Documento Falcucci”, costituiscono il fondamento
e le radici dell'integrazione scolastica in Italia. Gli “handicappati”
nessuno li voleva in classe, c’erano molte resistenze. Il problema non
era solo dentro il mondo della scuola, ma anche fuori, nelle famiglie e
nella società: era un fatto culturale. La Commissione Falcucci lavorò
molto e prima di varare la legge fu preparato a lungo il terreno e
quindi alla fine riuscì a farla passare la legge 517/77. Perché la
Falcucci ha sempre creduto nella scuola aperta a tutti, come luogo dove
si sviluppano le potenzialità delle persone e nel diritto di tutti ad
essere protagonisti della propria crescita.
Ad
secundum. Nel 1984 fu rivisto il concordato (del 1929) tra il
Vaticano e lo Stato Italiano, non però il Trattato. Dopo lunghissime e
difficili trattative, per rimuovere la clausola riguardante la
religione di Stato della Chiesa cattolica in Italia, la revisione portò
al nuovo Concordato e venne firmata a dall'allora presidente del
Consiglio Bettino Craxi, per lo Stato italiano, e dal cardinale
Agostino Casaroli. Il nuovo Concordato stabilì che il clero
cattolico venisse finanziato da una frazione del gettito totale IRPEF,
attraverso il meccanismo noto come otto per mille e che la nomina dei
vescovi non richiedesse più l'approvazione del governo italiano. Fu
anche stabilito che l'ora di religione cattolica nelle scuole passasse
da obbligatoria a facoltativa e la scelta doveva essere effettuata e
comunicata all'atto dell'iscrizione per l’anno scolastico successivo.
Questa parte degli accordi fu merito soprattutto della cattolica
Falcucci, la quale in seguito firmò i programmi ministeriali dell’IRC
in tutti gli ordini e gradi della scuola italiana.
Ad
tertium. L’obiettivo ambizioso del Piano Nazionale per
l'insegnamento dell'informatica (ormai ad esaurimento in seguito alla
riforma epocale gelminiana) era quella di creare oltre che “ottimi
studenti” anche “ottimi programmatori” in un linguaggio “strutturato”
(l’allora “Turbo” Pascal). Sembra che siano passati un po’ di
anni dalla “moda” dello scrivere “programmi” e forse si prende
coscienza che imparare ad usare un programma come “Mathematica” (o
analoghi come MatLab o MathCad) può essere più educativo (e più
rispondente agli effetti positivi della propria didattica) che
insistere su come strutturare un programma per risolvere l’equazione di
secondo grado. Il guaio è che in Italia, negli ultimi 30 anni il
problema “didattico” è stato considerato secondario e il Ministero è
sempre stato più sensibile alla forma (la burocrazia) rispetto alla
sostanza dei fatti scolastici. Il piano nazionale per l’Informatica
della Falcucci non era nato per favorire una azienda, quella di Ivrea
che poi (ironia delle vicende economiche) non indirizzò il suo futuro
destino sui PC. In quel periodo avevamo tanti difetti ma non si
proponevano leggi… ad aziendam. (To be continued).
Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com