Nella manovra bis
di ferragosto non sono previsti ulteriori tagli al settore istruzione,
ma alcune importanti modifiche, peggiorative, che riguardano gli
insegnanti ed il personale non docente (amministrativi, tecnici ed
ausiliari) che d'ora in poi lasceranno il servizio per entrare nel
regime
pensionistico.
La prima novità riguarda l'allineamento della finestra pensionistica
agli altri dipendenti del pubblico impiego: nel comma 21 dell'art. 1
delle 'Disposizioni per la stabilizzazione finanziaria' approvate ieri
dal Cdm, si indica che mentre sino ad oggi il personale che opera nella
scuola lasciava il lavoro, sia per la pensione di vecchiaia che per
quella di anzianità (in media 25-30mila dipendenti l'anno),
obbligatoriamente dal 1° settembre, in corrispondenza dell'avvio di
ogni nuovo anno scolastico, dal 2012 andrà in pensione con 12 mesi di
ritardo.
Il personale della scuola, come quello di tutto il pubblico impiego,
sempre in procinto di andare in pensione anticipatamente, subirà anche
un altro 'danno': potrà percepire il trattamento di fine rapporto non
più entro i canonici 6-9 mesi, ma a due anni di distanza dalla fine del
rapporto di lavoro. Lo slittamento di un anno e mezzo per percepire la
liquidazione, che nel pubblico impiego è pari a circa 65 mila euro, non
toccherà invece coloro che lasceranno per raggiunti limiti di età: chi
percepirà la pensione di vecchiaia, per aver raggiunto i 65 anni,
continuerà ad avere l'assegno della liquidazione entro 6 mesi.
Rimane inveve ancora da chiarire se l'eventuale decurtazione della
tredicesima, conseguente a scarsa produttività, prevista sempre dalla
manovra bis, possa essere applicata anche ai dipendenti della Pa. Per
quanto riguarda il taglio agli enti locali, sembra farsi largo la
possibilità che possa colpire gioco-forza il diritto allo studio
universitario (di competenza delle regioni).
Su quest'ultimo punto gli studenti si sono già fatti sentire: Raffaele
Serra, presidente del Sindacato degli Universitari - Alma Mater, ha
chiesto a "che i Rettori e i governatori regionali rassicurino la
popolazione studentesca in merito al futuro del finanziamento delle
borse di studio e si facciano portatori dell'enorme problema a livello
nazionale nel caso la nuova situazione di bilancio metta a rischio
l'accesso di tutti alla formazione universitaria".
Anche secondo Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil,
"con le norme di Sacconi su contratti e art.18 si cancellano anni di
conquiste di civiltà nel lavoro. Nel pubblico impiego dopo il blocco
dei contratti e degli stipendi con la manovra adesso si congelano per
due anni le liquidazioni e si minaccia di non pagare le tredicesime.
Tra i provvedimenti ingiusti sulle pensioni si estende anche alla
scuola la finestra di uscita per i pensionamenti che significherà 12
mesi in più di lavoro. I tagli pesantissimi su Regioni ed enti locali
avranno effetti disastrosi sul sistema d'istruzione già devastato -
conclude Pantaleo - dai tegli epocali del duo Gelmini-Tremonti".
(TMNews)
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