Mancano,
ormai, pochi mesi al termine delle celebrazioni per il 150°
Anniversario dell’Unità d’Italia e, prima di archiviare il 2011, in
diretta dal passato…, abbiamo voluto sentire “l’eroe dei due mondi”,
l’uomo che ha contribuito, più di tutti, a creare l’Italia unita, il
patriota indomito di mille battaglie: il generale Giuseppe Garibaldi.
Lo abbiamo avvicinato, con discrezione, grazie all’interessamento del
suo fido luogotenente, Nino Bixio, nell’isola di Caprera, all’ombra
della sua “dacia”, intento a gustarsi uno dei suoi soliti “mezzi”
toscani.
Inviato: Generale, stanco?
Garibaldi: “Stanco, ma
soddisfatto. Abbiamo avuto ragione dei Borboni, grazie alle mie
“camicie rosse” e ai valorosi palermitani. Ma fatta l’Italia, adesso
bisogna fare gli italiani, come ha detto qualcuno. Prevedo che ci vuole
ancora del tempo e si spargerà altro sangue”.
Inviato: Generale, non stiamo
qui a parlare di politica, di Cavour o di Vittorio Emanuele, parliamo
invece di cucina, gastronomia. Cosa mangia di solito?
Garibaldi: “Certo, sulla mia
tavola o in campo di battaglia, non deve mai mancare un bel pezzo di
vitello arrosto accompagnato da una buona cucchiaiata di cavoli salati.
E’ il mio piatto preferito”.
Inviato: E’ vero che lei è
astemio? Non ha mai bevuto vino o liquori?
Garibaldi: “Vero. Sono astemio.
Quanto vale un bel bicchiere d’acqua fresca di fonte…”.
Inviato: Generale, torniamo
allora a parlare di cibo. Abbiamo saputo che lei, appena sbarcato a
Marsala, ad una contadina del luogo ha chiesto pane e formaggio?
Garibaldi: “Anche questo è
vero. Vado ghiotto per il pane ed il formaggio pecorino. Peccato che
quando sono sbarcato in Sicilia, le fave fresche erano già finite,
altrimenti avrei accompagnato al pane e al pecorino un buon pugno di
fave. Bisogna che lei provi queste prelibatezze. Hanno un sapore
unico…”.
Inviato: Generale, è vero che
lei preferisce anche il minestrone?
Garibaldi: “Buono…Si, sono un
amante di minestrone che accompagno sempre con carne arrosto e da un
bel piatto di legumi. Mi piacciono i fagioli ma anche una zuppa di
ceci, non è male.”
Inviato: Ed il pesce non lo
mangia?
Garibaldi: “Certo che lo
mangio. A parte quello stagionato, mi piace molto lo stoccafisso alla
genovese accompagnato, come al solito, da un buon piatto di fave
fresche”.
Inviato: Generale, i soliti
bene informati parlano anche di altre sue ghiottonerie come il merluzzo
impastato con la farina e poi fritto. Insomma, la nostra “pastella”.
Garibaldi: “I miei gusti,
ormai, sono diventati una questione nazionale; sono tutti lì a spiare
ed a scrivere su cosa mangio! E’ vero, mi piace anche il merluzzo
farinato e fritto, ma anche i fichi secchi ed a Palermo sono dei gran
maestri per questa leccornia.
Inviato: Generale, e i dolci?
Preferisce i dessert alla frutta, magari…
Garibaldi: “Caro signore, lei
vuole sapere troppo. Mi è simpatico con quel suo colorito, quasi,
bronzeo, mi ricorda qualcuno! Allora le confido una cosa: mi piace
molto un piatto composto da cedro e pompelmo tagliato a fettine
sottilissime ed imbevuti di rosolio accompagnato da un biscotto e da
una bella colata di cioccolato fondente. Deve provare, è una
bomba…Anche se, di recente, ho scoperto la granita alle mandorle con
una spruzzatina di caffè…una vera delizia!”.
Inviato: Generale, un’ultima
domanda, parliamo di scuola…
Garibaldi:…per carità, lasciamo
perdere, che è meglio,…ho trovato la scuola siciliana in condizioni
pietose. Ma se vuol sapere di più contatti pure il prof. Salvatore
Marchese, uno dei migliori siciliani che ho incontrato durante la mia
permanenza nell’isola e che ho nominato responsabile del Dicastero
della Pubblica Istruzione, presso il mio governo provvisorio, nella
Luogotenenza di Palermo. Il prof. Marchese, si figuri, mi ha riferito
che, “l'insegnamento si trova ordinariamente nel fatto limitato al solo
leggere, scrivere ed alle più semplici combinazioni dei numeri.
L'istruzione Religiosa, de' doveri sociali e del sistema metrico nella
massima parte delle scuole è trascurata. Il leggere e lo scrivere si
esegue da' fanciulli macchinalmente e si odono tuttavia ripetere le
monotone cantilene che addimostrano come per essi è un semplice
esercizio materiale”. E il generale, per fortuna, non ha conosciuto la
scuola al tempo della Gelmini…
Giuseppe Garibaldi, visse gli ultimi anni della sua vita nell’isola di
Caprera, contento e soddisfatto delle vittorie “epocali” conseguite nel
corso della sua lunga e gloriosa “carriera”. Morì, serenamente, con il
pensiero all’Italia unita, il 2 giugno 1882.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it