Lettere in redazione
Mi unisco al coro di tanti abilitati SSIS inseriti in GaE che chiedono
risposte. Io ho quattro abilitazioni all' insegnamento e sono
utilmente inserito a pieno titolo nella III fascia delle GaE.
Ma le mie possibilità di lavoro sono ridotte a zero se si pensa che
nella mia provincia i primi in graduatoria non riescono a
passare di ruolo e, di conseguenza, le graduatorie sono ben
lungi dall’esaurirsi.
Ciò nonostante stiamo assistendo impotenti all’attivazione dei
TFA in periodo di tagli alla spesa pubblica, in un periodo di
recessione, a fronte della presenza di personale già preparato e con
esperienza, inserito a pieno titolo nelle graduatorie provinciali.
Inoltre, i numeri degli ammessi ai TFA, come tutti sanno, specie in
alcune classi di concorso, saranno in soprannumero e allora, pur
essendo consapevole del fatto che l’abilitazione all’insegnamento
rappresenti un titolo che non può essere negato alle nuove generazioni,
che vivono anche una dimensione internazionale e potrebbero spendere il
titolo conseguito anche nei paesi dell’Unione Europea, personalmente
ritengo che l’unico sbocco in Italia per questi giovani colleghi,
almeno fin quando non si darà il via ad un autentica operazione di
assorbimento del precariato già esistente, sia il collocamento nelle
graduatorie di istituto di seconda fascia, con il corretto punteggio
dato da abilitazione, titoli posseduti ed eventuale servizio prestato.
Nessuno vuole impedire a tanti giovani volenterosi di svolgere il
tirocinio e di abilitarsi, previo superamento di un esame.
L’abilitazione, però, ammesso che sia un diritto, non può andare oltre
l’effettiva disponibilità di posti.
Non è possibile che insegnanti competenti e preparati, che aspettano il
ruolo da decenni (e in alcune province aspettano addirittura di poter
lavorare) debbano vedere raddoppiato (o triplicato) il tempo della loro
permanenza nelle graduatorie, rischiando di essere scavalcati dai nuovi
abilitati dei TFA che hanno maturato anni di punteggio di servizio
nelle scuole paritarie, le quali (lo ricordiamo) non hanno alcun
obbligo di convocare gli insegnanti dalle graduatorie provinciali.
Assistendo all’ennesimo colpo inferto alla classe docente italiana, mi
chiedo dove ho sbagliato. Forse ad avere un sogno. Forse a illudermi di
poterlo realizzare. Forse ad avere passione per la mia materia. Forse a
credere che il merito possa essere premiato anche attraverso l’adozione
di criteri a tutela delle legittime aspettative di quelle
decine di migliaia di precari (230.000, per l'esattezza) che attendono
da anni il concretizzarsi del loro diritto al lavoro e alla
stabilizzazione.
Giuseppe Simone
giuseppe_simone@alice.it