Le manovre
estive avevano già penalizzato il sistema pensionistico imponendo a
molti lavoratori e lavoratrici di rivedere il percorso già programmato
verso l’uscita dal lavoro.
L’introduzione della finestra mobile
di 12 mesi per tutti i lavoratori di fatto ha aumentato di un anno
l’età pensionabile. Inoltre a
partire dal 2012 la finestra di 12 mesi cresce di un mese per i
pensionandi di anzianità con 40 anni di contributi e l’età minima per
la pensione di vecchiaia delle donne del pubblico impiego arriva a 65
anni. Se a tutto questo aggiungiamo l’aumento progressivo dell’età
dovuto all’agganciamento "automatico" alle aspettative di vita dal
2013, ci chiediamo con quale coraggio il Governo e la Confindustria
continuino a propagandare che il sistema pensionistico attuale prevede
l’uscita dal lavoro di persone che hanno 58
anni.
La capacità di un Governo
si vede da quali misure è in grado di mettere in campo per lo sviluppo
del paese, ma il premier aveva dichiarato di non avere fretta, perché
il decreto sviluppo sarebbe stato votato solo quando sarebbe stato
convincente. Ora a pagare questi ritardi siamo ancora noi lavoratori
dipendenti, per noi la pensione diventa sempre più un miraggio.
Non si può accettare che si
colpiscano le pensioni esclusivamente per fare cassa senza intervenire
sui patrimoni e sui privilegi a partire dai Ministri e dai Parlamentari.
(da Flc-Cgil)
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