Le norme sono chiare , i diritti riconosciuti per le disabilità definiscono dei criteri e delle procedure garantiste, ma di fatto la riduzione dell’organico dei docenti per provincia non assicura le garanzie necessarie per garantire i diritti degli alunni disabili.
A seguito di ricorsi e contenziosi che impegnano famiglie e associazioni dei disabili si riesce “per sentenza” ad assicurare il diritto al sostegno con tutte le garanzie del caso. Di fatto in corso d’anno l’organico del sostegno subisce modifiche e variazioni.
Mentre la dott.ssa Angela Rapicavoli dell’USP di Catania ha illustrato le procedure e le documentazioni richieste per poter fruire della deroga, i dirigenti hanno evidenziato la necessità che venga attuato un “conteggio matematico” degli aventi diritto alle deroghe e dei posti previsti nell’organico, dato non ancora noto negli ex provveditorati della Sicilia. A seguito di questo conteggio notificato a tutti si potrà meglio definire il rapporto delle deroghe per i disabili della scuola catanese.
Certamente gli interessi e le attenzioni dei docenti sono differenti rispetto a quelle dei dirigenti e pertanto si ritiene più funzionale che vengano effettuati incontri differenziati e specifici anche per tipologia ed ordine di scuola, anche per non scadere in malintesi e diversità di vedute , spesso poco produttive alla delicatezza delle problematiche connesse all’handicap e all’integrazione.
Una richiesta sempre ripetuta e costante, anche se rimane senza risposta è quella della progettualità del sostegno e della continuità della presenza del docente di sostegno. Per uno studente disabile che inizia un nuovo percorso scolastico (classi prime) il buon senso e la cultura programmatoria , che dovrebbe caratterizzare ogni progetto ed ancor più il servizio scolastico, dovrebbe prevedere l’assegnazione del docente di sostegno e tale posto dovrebbe risultare nell’organico di diritto della scuola e non, come avviene oggi, constatando che molto spesso i posti assegnati in deroga restano nel limbo dell’organico di fatto e quindi senza alcuna garanzia di continuità didattica.
Ogni anno, a causa della girandola dei docenti di sostegno e della non garanzia di continuità specie per coloro che hanno il beneficio dell’art.3.comma 3 , si spreca tanto tempo ed i primi tre mesi di scuola vengono dedicati perché il docente nuovo cominci a conoscere l’alunno disabile ed interagire in maniera positiva.
Il servizio di integrazione risulta di fatto ridotto e spesso poco produttivo, se ogni anno l’alunno disabile dovrà riadattarsi ad un nuovo metodo e stile di azione funzionale alla crescita e allo sviluppo delle abilità di base.
A livello nazionale viene dichiarata l’attenzione alle problematiche sociali dei disabili, ma nella scuola non sempre tutto ciò viene di fatto praticato ed applicato.
La formazione dei docenti di sostegno e l’efficacia di tale insegnamento va ben oltre il semplice calcolo matematico ed occorrerebbe inoltre una reale verifica dei positivi benefici che ne ricevono gli alunni disabili, in quanto il loro permanere a scuola non può limitarsi ad una semplice presenza e relazione con gli altri, ma dovrebbe ancor meglio produrre benefici di sviluppo intellettivo, culturale e di abilità sociali, comunicative e relazionali.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it