
Educare alla politica o fare politica? Pensare alla politica o vivere di politica? Usare la cattedra per la politica o “trasmettere” nei giovani una coscienza politica? Formare, attraverso l’istruzione, una coscienza critica capace di leggere e interpretare la realtà o rendere i giovani “anoressici” alle idee e alla vita civile e politica? Ed infine, la scuola deve “creare” uomini liberi e protagonisti del proprio futuro o uomini-automi esperti solamente di robotica? In poche parole, vale la pena essere uomini o accontentarsi di diventare caporali?
«Coinvolgersi nella politica è un obbligo per un cristiano. Noi cristiani non possiamo giocare da Pilato, lavarci le mani. Dobbiamo immischiarci nella politica,... perché la politica è una delle forme più alte della carità, perché cerca il bene comune. I laici cristiani devono lavorare in politica. Lei mi dirà: non è facile. Ma non lo è neanche diventare prete! La politica è troppo sporcata ma è sporcata perché i cristiani non si sono mischiati con lo spirito evangelico. Facile dire colpa di quello… Ma io cosa faccio? Lavorare per il bene comune è dovere di ogni cristiano». (Papa Francesco)
«La prima, essenziale, semplice verità che va ricordata a tutti i giovani è che se la politica non la faranno loro, essa rimarrà appannaggio degli altri, mentre sono loro, i giovani, che hanno l’interesse fondamentale a costruire il proprio futuro e innanzitutto a garantire che un futuro vi sia». (Enrico Berlinguer)