"Scomparendo,
dunque, Majorana si sarebbe sottratto persino all’inesorabile destino
della morte, ineluttabile necessità cui sarebbero in grado di sfuggire
soltanto i miti e le particelle quantistiche. Lo scienziato catanese,
dunque, sarebbe vivo e morto contemporaneamente, alla maniera del
Vecchio Marinaio di Coleridge e del gatto di Schrödinger. Uno, nessuno
e centomila come il Vitangelo Moscarda pirandelliano, come i poeti
«stregoni» detentori della conoscenza della metamorfosi. Più che una
morte, la misteriosa scomparsa sembrerebbe assumere i connotati di una
«trasfigurazione», evocando l’episodio della trasfigurazione di Cristo,
di cui Majorana ha la stessa età; di una trasformazione del proprio
corpo, in «corpo di resurrezione» . Scomparendo, lo scienziato
finirebbe per destituire la rappresentazione apollinea col tragico – ma
allo stesso tempo anche umoristico e beffardo (la scomparsa di Majorana
potrebbe persino assumere i significati di una gigantesca burla) –
smembramento dionisiaco.
Ma non siamo d’accordo con Sciascia, quando afferma che il mito di
Majorana sarebbe il mito del rifiuto della scienza. Il rifiuto della
scienza da parte di Majorana, sembrerebbe piuttosto il rifiuto del
determinismo della scienza classica.
Secondo un’ipotesi recente di Oleg Zaslavski (fisico teorico
dell’Università di Kharkov in Ucraina) , la pluralità delle versioni
sul mistero della scomparsa di Majorana sarebbe il risultato di un
piano, dallo stesso congegnato, per incarnare con il suo destino i
principi della meccanica quantistica, quali per esempio quello della
sovrapposizione simultanea di una particella in due stati quantistici
che si escludono a vicenda (situazione spinta al paradosso dal già
citato esperimento concettuale di Erwin Schrödinger, in cui un gatto
risulta vivo e morto allo stesso tempo).
Secondo questo recente studio, Majorana sarebbe stato insoddisfatto
delle leggi stesse dell’esistenza, che non prevedono alternative. Da
qui il tentativo di creare un destino che fosse, nella percezione degli
altri, l’incarnazione dell’ambiguità e dell’ambivalenza, proprio in
conformità con la nuova idea del mondo scaturita dalle acquisizioni
della fisica quantistica. Tutto questo avrebbe uno straordinario
analogo nel destino dell’artista (e dello scrittore) che, in quanto
costruttore di simboli, personaggi ed esistenze possibili, è l’araldo
dell’ambivalenza, della contraddizione e del paradosso.
Con il suo straordinario intuito, Majorana avrebbe dunque percepito la
distanza del rigido determinismo delle leggi classiche della fisica,
dalla dimensione della vita".
(Nino Arrigo, "L'artista e lo
scienziato. Ethos a confronto", in "Mnemosyne o la costruzione del
senso", 6 2013).
Nino Arrigo