Nel volume pubblicato dall’editrice “PassionEducativa” (gennaio 2014), suor Rosetta Calì. Figlia di Maria Ausiliatrice, trasmette tanta saggezza pedagogica di marchio salesiano, applicando l’amorevolezza di Don Bosco che ha insegnato ai suoi Figli. “Basta che siate giovani, perché io vi ami”.
L’amore pedagogico diventa attenzione, cura, accompagnamento, guida e cammino insieme. Tutto ciò Suor Rosetta l’ha realizzato nella sua carriera professionale di docente di filosofia, pedagogia, psicologia e comunicazione in diversi istituti e scuole di variegati indirizzi.
La particolare attenzione e li studi sul rapporto giovani mass.media e alle implicanze di carattere socio-psico-pedagogico, le ha consentito di mettere in atto particolari esperienze di ricerche, corsi, seminari, campi scuola e molteplici iniziative che hanno prodotto benefici frutti tra i giovani, tracciando un solco che il tempo non potrà cancellare.
Seguendo il carisma di Don Bosco, l’Autrice nel volume “Educatore di rete. Identità e metodo”, continua il percorso avviato nei precedenti volumi: “La relazione educativa nell’era digitale” (2012) e “Palla al centro. Il valore pedagogico dello sport” (2013) e prosegue il cammino, tracciando le linee guida di una comunicazione educativa che applica nuovi codici e muovi alfabeti.
Nella presentazione, il Vescovo di Ragusa, Mons. Paolo Urso, che ha condiviso con Suor Rosetta diverse esperienze educative con i giovani, cita la riflessione di Papa Benedetto XVI che paragona la profonda e repentina trasformazione della comunicazione digitale alla rivoluzione industriale, e quindi occorre una nuova rivoluzione circa “un nuovo modo di apprendere e di pensare con inedite opportunità così da stabilire relazioni e costruire comunione”.
Articolato in sette capitoli il volume accompagna il lettore verso un’attenta riflessione sulla centralità dell’educazione e sull’analisi dei virus che rischiano di corroderla e contaminarla.
Dopo il capitolo dedicato agli “educatori di rete”, tre ampi capitoli hanno per oggetto i giovani e i media e l’Autrice ne analizza gli aspetti sociologici, psicologici e pedagogici.
Con un linguaggio ed uno stile semplice e comunicativo intercalato da quiz, interrogativi e risposte, da citazioni, riflessioni e commenti, Suor Rosetta continua la sua azione magistrale e aiuta i giovani docenti, educatori a trovare le coordinate giuste per un cammino sicuro nell’autostrada dell’etere. seguendo la segnaletica dei valori di sempre.
Le originali metafore che dissemina lungo i capitoli brillano come stelle, faville, scintille nel buio della ricerca e appaiono quali segnali positivi e percorsi da seguire.
I batteri sociali che caratterizzano il virus corrosivo sono indicati nel condizionamento del giudizio degli altri, nella vetrinizzazione e visibilità dell’essere presenti, nella solitudine che provoca l’immersione nel mare di internet che assorbe ed esclude dal rapporto con gli altri, provocando noia, indifferenza, depressione.
Il volume, quasi una bussola nelle mani dell’educatore, indica la rotta da seguire nei cieli dell’internet e nell’universo dei social network.
Secondo Suor Rosetta nel “cantiere educativo” occorrono nuove professionalità e nuove competenze e l’identità del docente educatore di rete dovrà avere le caratteristiche di comunicatore appassionato; dinamico e creativo; esperto di relazione reale e virtuale; sempre “a scuola di comunicazione”, per imparare i nuovi linguaggi ed insegnare ai ragazzi a navigare nel mare dei newmedia.
La risposta alla domanda “ I tuoi ragazzi hanno la percezione di essere nel tuo cuore e nei tuoi pensieri?” è la ricetta pedagogica di Don Bosco che diventa sicura medicina, efficace ancora oggi.
La ricca raccolta antologica di esortazioni pedagogiche che costellano il volume costituisce un ricco viatico per pensare ed agire da vero educatore, con occhi aperti, orecchie pronte, intelligenza creativa, grinta nell’avventura, in rete con gli altri e “di rete” nel mondo digitale, vigile sui ladri di futuro, sui seminatori di vuoti e di nulla e custode di speranza, che i giovani non devono mai perdere, né farsi rubare.
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Giuseppe Adernò