
Vincere le Olimpiadi italiane porta bene. L’anno scorso a Vienna, Giulio Deangeli, 18 anni, studente del liceo scientifico «Giovanni Battista Ferrari» di Este (Padova), si piazzò secondo alle spalle di un ragazzo australiano e ora si sta giocando questa importante credenziale tra istituti di ricerca di mezzo mondo. Deangeli, che frequenta l’ultimo anno del liceo e ha appena affrontato il test d’ingresso per medicina, ieri faceva parte della giuria assieme a cinque ricercatori dell’università di Trento (con lui anche il vincitore del 2012, Flavio Miorandi). Ora tocca ad Anna. «È stata dura, non mi aspettavo tanto, chissà i miei amici come mi prenderanno in giro...».
La rincorsa di questa ragazzina al podio più alto è partita da lontano. Prima le selezioni nelle singole scuole. Poi la fase regionale. E ieri i migliori tre in rappresentanza di 17 regioni (più l’Istria), in tutto 54 studenti, si sono sfidati per 4 ore a colpi di test, quiz e analisi. A curare la regia, per il secondo anno consecutivo, l’università di Trento assieme al Centro di biologia integrata (Cibio) e al Centro interdipartimentale Mente e Cervello (CiMeC). «Il livello di questi ragazzi è decisamente alto - spiega il professor Yuri Bozzi che fa parte del Consiglio nazionale delle ricerche e dirige un laboratorio del Cibio -. Le neuroscienze hanno avuto negli ultimi anni una notevole espansione sia in termini di ricerca che divulgativi. Il nostro obiettivo è coinvolgere più giovani possibili, c’è fame di scienziati...». I 54 finalisti arrivati a Trento si sono sfidati in 4 prove: una sorta di cruciverba, una tavola di anatomia del cervello, un test di diagnosi e un questionario a risposte multiple. Quindi, per dare maggior thrilling al gran finale, i migliori 5 si sono dati battaglia su altrettante domande. Quesiti del tipo: «Qual è la parte del sistema nervoso che media le risposte allo stress?» (risposta: sistema simpatico), oppure «Qual è la struttura del lobo temporale importante per la memoria?» (risposta: ippocampo).
Anna, con i suoi 17 anni, tra le mani il diploma di fresca campionessa olimpionica, difende con i denti la sua normalità: «No, non sono una secchiona, ho tanti amici e mi piace divertirmi. Però è vero che se devo scegliere tra un libro e un’ora di palestra preferisco il primo: la lettura è la mia grande passione, leggo di tutto, soprattutto storie e romanzi... Mica penserete che passi tutto il mio tempo sui testi di neuroscienze?». Papà e mamma non sono potuti venire, prima il lavoro: «Saranno felici - racconta Anna - e chissà la faccia quando dirò loro del viaggio a Washington...». In vista del quale la Società italiana di neuroscienze darà ad Anna una borsa di studio di mille euro.
Francesco Alberti
Corriere.it