Penso che sia
finito da tempo oramai quel modo di pensare -
sbagliato - che non ci potesse essere dialogo fra le
discipline umanistiche e le scienze esatte; e che sia stata
solo leggenda metropolitana quella che volle addebitare al duopolio
egemonico culturale Croce - Gentile la responsabilità di un
tale divorzio fra scienza e filosofia. In realtà, nel
nostro Paese la ricerca scientifica conobbe un periodo
esaltante (si pensi ai risultati ottenuti da Camillo Golgi e
Guglielmo Marconi, da Vito Volterra e Ulisse Dini, e a nomi come quelli
di Ugo Amaldi, Guido Castelnuovo, Enrico Fermi ecc. ecc. ),
proprio quando i filosofi neoidealisti sembravano dispiegare la loro
maggiore influenza. Nessuno dei due grandi pensatori negò
mai l'importanza della scienza, al contrario: ne
sottolinearono con convinzione la utilità della
funzione, necessaria al progresso dell'umanità. Ciò che, semmai,
con forza e aspramente avversarono, sempre, entrambi i filosofi,
fu un certo ottuso positivismo che, assolutizzando la
Scienza, credeva di avere risolto una volta per tutti il problema
della conoscenza della verità vera della complessità
del reale.
Nei fatti, è vero che nel 1922, Gentile, nominato ministro
dell'Istruzione, portò in Parlamento la riforma che accanto
al liceo classico, scuola d'élite e l'unica che consentisse
l'iscrizione a tutte le facoltà universitarie, istituì
anche il liceo scientifico; inoltre, quando, nel 1925, fu nominato
direttore dell'Enciclopedia Treccani, sotto il suo impulso in questa
istituzione monumentale e grandemente meritoria fu dato ampio spazio al
settore delle scienze. E ancora, sempre grazie al filosofo
siciliano nel 1923 nacque il Consiglio nazionale delle ricerche; nel
1926 l'Istituto centrale di statistica, nonché, sempre nel 1926
l'Accademia i; nel 1927 l'Istituto di storia delle scienze; nel 1934
l'Istituto di sanità pubblica e nel 1939 l'Istituto nazionale di alta
matematica e quello di geofisica. Nel 1941, in qualità di
direttore della Scuola Normale di Pisa, fondò la «domus galileiana»,
importante centro di studio per la storia della scienza. Quid plura?
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com