
e s'io al vero son timido amico,
temo di perder viver tra coloro
che questo tempo chiameranno antico". (Par. XVII, vv. 118-119)
A 750 anni dalla sua nascita, ancora oggi la sua opera si rivela per noi piena di "vital nodrimento", e mantiene intatta la sua attualità, nel reclamare con forza che compito precipuo di un intellettuale non è solo quello di esprimere opinioni in materia di morale o di ideologia, ma è qualcosa di più, qualcosa che finisce per scontrarsi sempre, inevitabilmente, con l'arroganza del potere, le sue bugie, le sue perversioni, le sue ipocrisie e le sue forme di coercizione. La parola dell'intellettuale (e cattolico, per giunta!), se vuole essere credibile, non può che essere di disgusto e di denuncia nei confronti di ogni forma di corruzione; argine tetragono di difesa al servizio della verità che è sempre scomoda e "indigesta" quando svela attacca e critica le malefatte, la corruzione e le ingiustizie dei potenti; il suo alto magistero non può che essere quello di rimuovere "ogne menzogna", di manifestare tutta intera la verità senza infingimenti, e lasciare "pur grattar dov'è la rogna". Poiché "se la sua voce sarà molesta/ nel primo gusto, vital nodrimento/ lascerà poi, quando sarà digesta".
Questa la severa attuale lezione che l'Alighieri lascia, oggi, a tutti coloro che si sentono impegnati a non tradire mai la verità, e che vogliono seriamente costruire (e difendere) una società più umana, più vera e più giusta e, perché no!, più cristiana.
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com