La nostra categoria (dirigenti scolastici, insegnanti e
personale non docente) dovrebbe fare un vero e sincero esame di
coscienza, porre anche per la scuola pubblica statale una “questione
morale” (per la scuola paritaria confessionale e privata sapete come la
penso. Ho scritto un libro, scaricate la versione gratuita in formato pdf, sul pericolo di
queste scuole private che sfruttano la parità scolastica per ricevere
dallo stato quasi un miliardo di euro tra contributi diretti,
indiretti. Agevolazioni fiscali alle famiglie che iscrivono i figli
nelle scuole confessionali compreso il buono scuola sempre più corposo
solo per loro).
Come sindacato libertario, l'Unicobas Scuola si confronta e si
confronterà con tutti e anche se a volte le idee interne non sono
proprio convergenti, ci si rimbocca le maniche e si lavora con un solo
obiettivo: dare a questo Paese una grande possibilità, quella di una
scuola pubblica laica statale di qualità. Una delle iniziative alle
quali il sindacato Unicobas Scuola è particolarmente attivo è la
partecipazione al comitato della LIP (legge d’iniziativa popolare).
L'Unicobas è a favore di un referendum che vada ad eliminare quei commi
incostituzionali dell'art. 1 della Legge 107/2015, che cancellano la
libertà di insegnamento, che aprono la porta ai privati, che tendono
una mano e non solo alle scuole confessionali e che cancellano gli
organi collegiali. Trasformando gli insegnanti in schiavi.
L'argomento sull'incostituzionalità è stato affrontato con forza il 6
settembre a Bologna davanti a 350 rappresentanti di tutte le
associazioni, le organizzazioni sindacali, comitati e politici di vari
schieramenti. Ma come ho scritto all'inizio dell’articolo, credo sia
arrivato il momento di porre la questione della qualità
dell'insegnamento e nel caso degli ata, del lavoro, una vera "Questione
Morale" nella scuola pubblica statale. Le mie considerazioni non
riguardano il mondo politico né il rapporto con le famiglie e gli
studenti. (Sull'incompetenza politica e sui rapporti docenti-genitori
ne ho ampliamente parlato, ricordando spesso che il declino
dell'istruzione pubblica statale e della perdita del prestigio del
mestiere dell'insegnante è notevolmente peggiorato già dal 2000 con il
ministro Berlinguer per poi scadere del tutto con Gelmini e Giannini).
Vado direttamente al nocciolo della questione: una parte dei docenti e
del personale ata, pur conoscendo la propria materia, ha poca voglia di
insegnare e lavorare (distinguo, le due cose perché diverse).
C'è un'altra parte del personale della scuola che è incompetente.
Naturalmente mi riferisco ad una minoranza (corposa) che rovina con il
loro modo di fare l'immagine dell'intera categoria. Come può oggi un
sindacato chiedere a questi personaggi l'iscrizione e la tessera? Con
quale coraggio? Come si può difendere un insegnante che non ha voglia
di fare nulla o crea problemi a colleghi, dirigenti, studenti e
genitori? Perché questi soggetti rimangono tranquillamente seduti
dietro una cattedra in classe, in un laboratorio dietro ad una provetta
o ad un pc, o il personale ata in un ufficio, nei corridoi senza fare
assolutamente nulla? Se 100mila docenti sono professionisti della
didattica per la propria materia (non ci reputiamo "lavoratori della
conoscenza" ma professionisti della didattica) e svolgono la propria
attività in modo corretto, non fanno notizia, ma se in una scuola ci
sono due maestre su centocinquanta che non conoscono l'italiano e
consegnano solo fotocopie agli alunni terrorizzandoli se si azzardano a
raccontare ai propri genitori, quello che accade a scuola (ho fatto
l'esempio delle maestre ma lo stesso discorso vale per le scuole
secondarie di 1 e 2 grado non dimenticandoci anche delle materne),
allora si generalizza e tutti i docenti italiani, per l’opinione
pubblica diventano delle capre ignoranti.
Insomma l'educazione, il rispetto delle regole, le conoscenze e le
competenze di un insegnante sono fondamentali. Anche se la Costituzione
Italiana parla di istruzione, noi siamo anche portatori di modelli
educativi. Siamo i primi difensori della democrazia ed i primi
rappresentanti della legalità e garanti della Carta. Dobbiamo essere
trattati con rispetto dall’opinione pubblica e dai politici! Essere
retribuiti come gli insegnanti francesi, inglesi, tedeschi, pensate che
anche un lavacessi tedesco guadagna più di noi (grande rispetto per gli
inservienti germanici). Perciò lo dico con il cuore garibadino e poco
cavouriano: per favore colleghi, che avete ottenuto punteggi fasulli
nelle scuole paritarie confessionali e private senza aver mai
insegnato, colleghi con titoli falsi comprati e stampati a Lesina (FG),
colleghi che non “amate” insegnare, colleghi che vi imboscate... che
trovare qualsiasi espediente per non fare lezione o per mettervi in
malattia, andate via dalla scuola!
Lasciate la cattedra di italiano, matematica, informatica, diritto,
laboratorio, lasciate il posto come ass. tecnico, come ass.
amministrativo, come collaboratore scolastico. andata via dalla scuola!
State rovinando gli studenti! Una cosa è certa, io non vi difenderò
mai, perché siete indifendibili ed io non sono un avvocato, non sono
amico del gattopardo, del giaguaro, del cazzaro, del massone e del
mafioso. Bussate alla porta dei grandi sindacatoni vedrete che loro vi
apriranno, il pelo sullo stomaco e sulla coscienza a loro non manca.
La questione riguarda una minoranza del personale scolastico della
Lombardia (anche se la “malascuola” la troviamo in tutta Italia...).
Io difenderò come faccio da anni tutti coloro ai quali sono stati
cancellati i diritti, è uno dei compiti di un sindacato pulito e non
servo della casta. Io difendo la scuola pubblica laica statale!
Paolo Latella
Insegnante e giornalista
Membro Esecutivo Nazionale Unicobas
Scuola
Segretario della Lombardia