Paolo e Francesca:
dove sta l'errore dei due amanti? I "duo cognati" si sono
illusi che "ciascun amore in sé sia " laudabil cosa". Si
sono abbandonati alla fatale necessità d'amore, (all'"amor ch'a
nullo amato amar perdona), ignorando che anche il "cor gentile" deve
ubbidire alla ragione . Dice Virgilio(la Ragione):
: "[...] /innata v'è virtù che consiglia,/ e de l'assenso de' tener
la soglia" ( Purgatorio , C. XVIII, vv.62-63)**
E "tener la soglia", è compito affidato alla ragione, al
libero arbitrio, alla libera scelta dell'uomo, alla capacità di
discernimento.
[...], poniam che di necessitate
surga ogne amor che dentro a voi s'accende,
di ritenerlo è in voi la podestate.
( ibidem,vv.70-72).
"Né creator né creatura mai/...fu sanza amore,/ o naturale o
d'animo[...] lo naturale è sempre senza errore,/ ma l'altro puote errar
per malo obietto/ o per troppo o per poco di vigore." (canto XVII del
Purg.quarta cornice, accidiosi, vv.91-96);
L'"amore d'animo" di Francesca, naturalmente attratto
dalla bellezza (fisica)di Paolo, si è
piegato a questo "piacere" ; così come pure quello di Paolo, che
è stato preso dalla "bella persona " di Francesca; entrambi,
"peccator carnali", ingannati dai sensi, hanno sottomessa la
ragione al talento, perdendo il senso della misura ,
il controllo di sé stessi. Quel bacio tremante impresso sulla
bocca è stato il "segno", il sigillo ingannevole che
ha rotto ogni norma morale. L'ardore del "desiderium"",
alimentato dall'"errore dei ciechi che si fanno duci", e mediato
e favorito dalla ruffiana complicità di un
libro galeotto, ha spinto gli amanti verso una
scelta errata di un amore che si è rivelato non "buono"
"perverso".. L'amore cortese intellettualisticamente molto
raffinato in apparenza, al tempo stesso era molto ambiguo ,
e anche pieno di una innegabile carica di
potenziale sovversione dei princìpi etico-religiosi tradizionali.
(A.Roncaglia) I "duo"giovani sono stati "leggeri",
non solo improvvidi lettori di un libro infìdo ma anche
seguaci di cattivi maestri da cui si sono lasciati ammaliare.
Quei "dolci sospiri", quei " dubbiosi desiri", quel pallore dei
volti(" Per più fiate gli occhi ci sospinse/ quella lettura, e
scolorocci il viso.."),erano segni che preludiavano
inequivocabilmente al "doloroso passo"! Ma "i duo cognati"
non li hanno capiti! Hanno creduto per vero che "ciascun
amore" sia " in sé laudabil cosa". L'errore è questo.
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com