
Temo che chi prepari i test INVALSI non abbia la minima conoscenza di cosa sia e di cosa sappia fare un bambino di sette anni. L'impressione, più che fondata, è che i presunti (o sedicenti) esperti dell'INVALSI non sappiano minimamente cosa sia insegnare e dubito che abbiano mai insegnato in classe. Oltretutto, sono convinto che essi stiano alzando gradualmente, anno dopo anno, l'asticella delle difficoltà proposte (e celate) nei test. A quale scopo non è ancora chiaro. Inoltre, per curiosità mi sono procurato un fascicolo della prova di matematica relativa alle classi seconde.
Svolgendo la prova con calma, senza l'assillo del tempo e senza l'ansia da prestazione che, inevitabilmente, assale i bambini di questa età (ricordo che hanno all'incirca sette anni, un'età in cui gli alunni non hanno ancora acquisito determinate capacità di analisi e di astrazione logica, per cui hanno bisogno di ricorrere alla rappresentazione grafica ed alla manipolazione concreta), ho impiegato non meno di venti minuti. Ripeto, senza la pressione psicologica del tempo e senza l'ansia derivante dall'esito della prestazione. Fattori che condizionano soprattutto i bambini più fragili ed insicuri sul piano emotivo.
Ora, tenete presente che il limite imposto per ultimare e consegnare la prova era solo di 45 minuti. Meno di un'ora! Tenete presente che gli alunni, per quanto allenati attraverso una serie di esercitazioni, a questa tenera età (ripeto, sette anni, anche meno nel caso dei cosiddetti "anticipatari"), è assai improbabile che siano in grado di gestire in modo razionale il fattore "tempo". E ciò costituisce un aspetto decisivo al fine di una corretta esecuzione dei test INVALSI. In sostanza, non mancano i motivi validi per dubitare dell'attendibilità e della serietà scientifica di tali test.
Lucio Garofalo
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