Avere
la testa tra le nuvole, e sentirsi obbligato, a un tempo,
a stare con i piedi per terra; avere dolorosa
consapevolezza di esistere e di non esistere, di voler e
disvolere per anarchica vocazione, di essere dentro e
fuori, per sé, ma anche per gli altri; aspirare alla
verità ma pieno di incertezze e di dubbi e di interrogativi, per
la stessa ragion critica che gli vacilla sotto gli
occhi sempre e soccombe alla sua volontà, indecisa su cosa fare o
non fare, per eccesso di pensieri di continuo rampollanti; amare
le regole e disattenderle per volere dire, al tempo stesso, tutto
e il contrario di tutto per narcisistica vocazione; sono,
queste, caratteristiche dolorose, stemma e stigma del relativismo
agnitivo dell' intellettuale "déraciné" - se così vogliamo
impropriamente definirlo -.
Organico e disorganico, operoso ma abulico per
costituzione, egli è soggetto alla nevrastenia, e, seppur
sano, s'immagina pieno di malattie! Alla base della sua
vita c'è il male di esistere, e la consapevolezza della
precarietà di ogni cosa, della vanità del tutto.
Molti non amano codesto tipo di intellettuale, che dice e che si
contraddice, perché lo reputano egoista, falso, non credibile,
fatuo e inaffidabile, dimenticando, o non capendo, che le sue
contraddizioni sono il segno della sua grandezza, e della
sofferente sua superiore lucidità.
Ed io, ho grande rispetto per la egoicità, non eroica ma dolorosamente
problematica, di codesto intellettuale. Mio fratello.
antonino11palumbo@gmail.com