"La Vita è un mistero
che non finisce con la morte, ma nell'Amore, nel ritorno all'inizio, che ha le chiavi della Vita, dell'Immortalità e dell'Infinità ".
Marcello Castroreale, a mlm.
Il mondo fisico è il frutto di un dualismo mirabile quanto illusorio,
perché il suo fondamento è nell'interazione di due metà di un'Unicità
(Yin e Yang, Positivo e Negativo, Maschile e Femminile, Luce ed
Oscurità, Piacere e Dolore, Coscienza e Materia, ecc.), in azione
vicendevole tra loro, ognuna delle quali è coessenziale, invertibile,
rotazionale, coesistente e che in seme ha in sé stessa sempre l'altra
sua metà, in quanto ognuna è complementare dell'altra, non opposta.
Ne deriva che nell'esperienza terrena sperimentare oltre il piacere
anche il dolore e la sofferenza è inevitabile, perché entrambe sono le
due metà di una stessa ed unica cosa, in un vicendevole e reciproco
svolgimento tra loro, fatte dalla stessa sostanza.
Perché ogni metà non è a se stante o separata dall'altra come ci
sembra, in quanto se una polarità davvero lo fosse non potrebbe affatto
interagire con l'altra, né rispuntare.
Ogni metà quindi non è opposta, né separata, bensì è sempre insieme
alla sua complementare ed ambedue sono le parti di un'Unicità che
agiscono in sinergia tra loro (simbolo del Tao o Taochitu).
Certamente non è facile assimilare questo concetto, né tantomeno è
facile quando siamo nella malattia di avere la consapevolezza di stare
pure nella salute, nel benessere, ma il fatto è che non può
essere altrimenti, perché se non fosse così non potremmo mai guarire,
il benessere non potrebbe mai ritornare e riprendere il sopravvento se
in nucleo e in noi già non ci fosse.
Ed allora se dovessimo ritrovarci in un tale stato anziché cadere preda
dello sconforto, angustiarci e credere che la mala sorte ci perseguiti,
oltre che assumere le medicine dovremmo fare lo sforzo d'essere
coscienti di stare pure nella salute, che essa non ci ha mai
abbandonato, poiché coesiste seppure in seme simile ad una tenue e
piccola luce in seno alla stessa malattia, nutrendo in noi la fiducia
che la piccola luce aumenterà sempre più sino a rischiarare le tenebre
più fitte e sino ad aprire le porte alla guarigione.
Si tratta di comprendere che è nell'integrazione e
nell'equilibrio di queste due forze e principi dietro cui si celano
l'Amore, la Vita, la Beatitudine, la Salute e l'Armonia, e che tutte le
difficoltà della vita umana e naturale sono dei derivati sgradevoli
della loro disarmonia, della loro imperfetta fusione.
Vita e Morte ci sembrano opposti, inconciliabili, contrastanti, però in
realtà sono i complementari della Vita Infinita, l'una in funzione
dell'altra, l'una con il seme dell'altra e viceversa, l'una che si
trasmuta nell'altra.
Ogni corpo vivente mantiene le sue caratteristiche peculiari
fintantoché nelle sue cellule persiste l'equilibrio e l'armonia tra la
vita e la morte, quando però ciò non è più possibile esso non va verso
la morte come si crede, ma verso una transizione di fase o una
trasfigurazione, perché anche la più infinitesima particella materiale
che lo compone, permane sempre nella Vita, nell'Amore e nella Coscienza
di cui non si può liberare.
Se noi volessimo davvero l'immortalità del nostro corpo, in questa
forma fisica, e vivere per sempre dovremmo morire senza morire, ossia
fare nostra oltre la vita anche la morte che di solito respingiamo e
detestiamo, il che ci conduce inevitabilmente proprio tra le sue
braccia.
Nell'Unicità fatta di due metà quando una polarità domina o prevale,
l'altra non scompare ma permane in uno stato potenziale, sino a
manifestarsi quando le situazioni e le condizioni glielo permetteranno,
tutto ciò inserito in un continuo e ciclico mutamento, caos ed
adattamento.
Sotto un guadagno si nasconde una perdita, sotto una perdita si
nasconde un guadagno, cosicché vivendo in questa vita di illusioni è
molto difficile per l'uomo realizzare quale sia il bene per lui, e
capirlo rappresenta il superamento di una sfida della Vita.
Se oggi siamo ricchi e pieni di ogni cosa desiderabile, oppure poveri
ed afflitti questo non vale per sempre.
Perché ogni cosa, ogni destino a tempo debito cambiano e non sono
sempre uguali, ma sono nel mutamento, ed è così che presto o tardi lo
scenario di ogni situazione e condizione cambia, sicché si genera il
caos e poi l'adattamento.
Sullo sfondo di tutto questo alternarsi di un fare e disfare continuo,
noi ci siamo smarriti e confusi senza sapere d'essere eterni, un
tutt'uno immortale di Materia e Coscienza, sempre dinanzi alla Vita ed
all'Amore, cioè a ciò che integra ed unisce.
Si tratta di comprendere che proprio sull'Amore l'uomo ha idee ambigue
e confuse, perché sovente lo scambia col possesso delle cose e delle
persone, mentre esso non ha nulla a che fare con ciò, perché in realtà
è un sentimento abbastanza specifico, non limitato e
circoscritto, ma integrale in tutte le sue espressioni, che ha a
che fare col rispetto, con la sollecitudine, con l'aiuto verso l'altro
nella sua evoluzione, insieme a tante altre cose utili al progredire ed
alla vita di ogni vivente, perché esso è fatica ed impegno ed è la Vita
stessa, la forza che muove il Sole e le altre stelle, così come ha
scritto Dante Alighieri nel suo 33° verso conclusivo della Divina
Commedia.
In aggiunta possiamo ancora dire che:"L'Amore Infinito è l'unica
verità, ogni altra cosa è solo illusione".
Dell'Amore tutti ne hanno bisogno, pochi sentono di averne abbastanza,
molti ne hanno paura.
E contrariamente a quanto si crede l'opposto dell'Amore non è l'odio,
perché l'Amore per la sua stessa natura che unisce e non disgrega non
può contemplarlo, semmai è solo la paura di amare l'ostacolo più grande
alla sua espansione e al suo accrescersi.
Al riguardo è significativo l'aforisma della cantante messicana
Chavela Vargas:
"Amate senza misura, senza limiti, senza complicazioni, senza permesso,
senza coraggio, senza consigli, senza dubbi, senza prezzo, senza cura,
senza niente. Non abbiate paura di amare, verserete lacrime con o senza
amore".
Ora in relazione a tutto questo sappiamo pure che le reazioni
metaboliche negli organismi viventi, nelle cellule, avvengono grazie ad
una debole corrente elettrica derivata dalla formazione di molecole con
elevata elettronegatività e di molecole con bassa elettronegatività,
che necessitano degli elettroni dei primi.
Ma il passaggio degli elettroni da una molecola all'altra, da un
estremo all'altro, non può compiersi in modo diretto ed immediato
perché ciò è simile ad un cortocircuito, sicché tutto si sfascerebbe e
non funzionerebbe, ci vuole un intermediario che gradualmente
contemperi e trasferisca l'energia in gioco da una molecola all'altra,
che nel caso degli organismi viventi è rappresentato dai trasportatori
di elettroni (NADH, FAD), mentre per la vita in generale possiamo
dire che è proprio l'Amore o il Pensiero infinito che media in
tal senso.
La Vita e l'Amore intessono e permeano per intero il nostro essere e
non ce ne possiamo liberare, né tantomeno ce ne allontaniamo con la
morte, in quanto essa non è la fine di tutto, ma è una transizione di
fase, in cui la forma si decompone senza però cessare nemmeno per un
istante d'essere nella Vita, in modo da trasfigurarsi in un'altra
forma, in un'altra vita.
La famosa Legge di Lavoisier del 1789 sulla conservazione della massa
al riguardo è più immediata, esplicita e categorica:
"Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma", ossia "Dal
nulla non viene nulla".
La conclusione sorprendente è che "nessuno nasce e nessuno muore".
Ed allora premesso che è sempre meglio riscoprire la nostra Infinità ed
Eternità così da non ammalarci, invecchiare e morire, ma se in
particolare ci capitasse di morire e perdere il corpo fisico cosa
significherebbe tale evento ?
Significherebbe lasciare solo la spoglia materiale che però
rimarrebbe sempre nella vita trasfigurandosi nei cicli naturali
terrestri in un'altra forma o forme, ma non lasceremmo affatto la
Coscienza immortale, la nostra individualità col relativo campo
informativo, morfogenetico ed irradiante, che si inserirebbero in un
loro ciclo correlato anche a quelli della materia, in modo da riavere
presto o tardi il dono di un nuovo corpo fisico.
Non può essere altrimenti, stante la natura assoluta, divina ed
immortale della Coscienza; natura questa che non è ristretta, limitata
e circoscritta, ma sconfina, si protende ed è in nucleo nell'altra metà
complementare o nella Materia, sino a riuscire a permearla
interamente una volta arrivati al punto culmine della nostra
evoluzione, in cui Coscienza e Materia diventano un tutt'uno Immortale.
Il riferimento evidente è al ciclo delle nascite e morti ripetute
o alla reincarnazione intesa però non come una dottrina religiosa, né
tantomeno come una filosofia appartenente solo a determinati popoli e
culture, ma come un fenomeno ciclico della Natura riconosciuto da tutti
i popoli della Terra, la quale ha scelto un tale ripiego o accomodo
all'Eternità o alla nostra perduta condizione naturale ed immortale
originaria, in modo da ritornare ad essa e non lasciare la nostra
individualità ad uno stadio non concluso ed incompleto, così da
riprendere il cammino dell'evoluzione verso l'Infinito e giungere
presto o tardi allo stadio originario e al culmine dell'Ascensione, in
cui Coscienza e Materia si fondono in modo permanente, indissolubile e
diventano un tutt'uno Immortale.
Il problema del ripiego in questo fenomeno ciclico, naturale e
vitale del rinascere è che avendo nella nuova vita un nuovo corpo,
ossia un nuovo cervello e una nuova mente, non siamo esattamente gli
stessi di chi prima eravamo, in quanto i ricordi precedenti saranno
nella memoria per lo più come impressioni, in modo un po' incerto e
nebuloso, cosicché ogni nuova vita è quasi come un iniziare tutto
daccapo e il ciclo può svolgersi talora lentamente, ma ciò per fortuna
fino ad un certo punto, perché nessuno nasce del tutto sprovveduto e in
ogni caso di vita in vita c'è sempre un progresso e uno sviluppo verso
il raggiungimento dell'Infinità.
Di tutto questo di cui abbiamo parlato ritroviamo descrizioni
abbastanza dettagliate e minuziose in quasi tutte le civiltà, le
tradizioni, le culture e le religioni di tutto il mondo, inclusa la
religione cristiana degli inizi e sino al 553 d. C. (Concilio di
Costantinopoli).
Ne consegue che Coscienza e Materia sono l'una l'aspetto non
manifestato o l'Assoluto e l'altra l'aspetto della relativa Creazione
manifestata, un tutt'uno immortale nell'Infinità, entrambe
inserite con le due metà di vita e morte della Vita Infinita, in un
ciclo evolutivo che è sia materiale, sia cognitivo e
coscienziale, espresso abbastanza bene dal simbolo dell'infinito
?, che rappresenta a ben guardare la ciclicità della Coscienza e della
Materia, confluenti in un unico e in un reciproco svolgimento tra loro.
Difatti perché un Universo manifesto possa esistere, la dualità seppure
illusoria è un prerequisito.
Ogni cosa deve agire con un'altra, deve mutuarsi e per
rilevarsi e vedersi deve essere sempre insieme alla sua
complementare, in un'unicità sinergica che per la Perfezione e
l'Infinità deve essere nell'Armonia.
Senza l'oscurità non potremmo vedere la luce e senza la luce non
potremmo vedere l'oscurità.
In realtà ogni cosa si inverte e cambia stato, sicché l'oscurità
diventa la luce e la luce diventa l'oscurità..
In un ambiente privo di contrasto, fatto di sola luce o solo di tenebre
niente e nessuno potrebbe esistere e vivere, né essere rilevato o
veduto.
Se lo 0 non fosse con l'1 non potremmo avere il codice binario e nessun
computer potrebbe funzionare.
Nei due fili della corrente ci devono essere i due poli positivo e
negativo, altrimenti non passa.
Nella cellula la costruzione molecolare deve essere insieme alla
distruzione, quando tutto ciò si blocca si ha la morte dell'organismo.
Ed ecco che la Natura e le piante dimostrano chiaramente tutte queste
cose di cui stiamo parlando.
Un esempio, scelto tra le molte specie vegetali che in se stesse
esprimono bene il dualismo illusorio del Positivo e del Negativo, della
Luce e delle Tenebre, della Vita e della Morte, ci viene offerto
dal Ricino Ricinus communis L. - Euphorbiaceae, in quanto in questa
pianta coesistono questi due principi o polarità coessenziali,
rotazionali, coesistenti e mutuanti.
Il suo nome generico latino Ricinus significa zecca per la somiglianza
dei suoi semi all'insetto.
È conosciuta anche col nome di pianta Palma Christi perché le sue
foglie sono state accostate alla mano di Gesù
Cristo.
Ed è anche per tale motivo che alla pianta gli vengono attribuite
grandi proprietà curative.
Tale specie ha in sé i due aspetti speculari e complementari di una
stessa cosa: la Vita, ciò che guarisce, il rimedio che è l'olio
ricavato dai suoi semi e la morte che deriva dalla Ricina, una
tossalbumina contenuta nella pianta e nei semi, estremamente tossica e
letale.
Ed ecco che nella pianta avviene qualcosa di misterioso, straordinario,
magico e stupefacente, ossia l'olio è come la Vita Infinita, non
è nocivo ma apportatore di salute e di vita, poiché non è più
contaminato o toccato dalla Morte, perché in esso la Ricina, il
veleno, non è miscelabile, né tantomeno solubile.
Possiamo dire che la pianta riesce a fondere indissolubilmente
nell'olio le due metà di Vita e di Morte, trasfigurandoli nel puro Yang
del Taoismo, ovvero in pura Luce o nella fonte della Vita Infinita,
inattaccabile, invitta e perenne, non contaminata dalla morte.
Quindi tale arbusto rispecchia non solo le due polarità illusorie della
Natura e della Vita, ma anche l'Unicità da cui le due metà si originano
e in cui fondendosi ritornano nell'Immortalità, nell'Amore.
È possibile rintracciare tutto questo in manifestazione e in azione in
tutti i fenomeni naturali, vitali, fisici, chimici, biologici e
fisiologici.
Riguardo le notizie sul Ricino iniziamo col dire che possiede un
genoma aploide suddiviso in 10 cromosomi, quindi ha un corredo
cromosomico 2n di 20 cromosomi.
La pianta è originaria dell'Africa tropicale e secondo le condizioni
climatiche si può presentare erbacea o arborescente, annua o perenne.
La specie ha iniziato ad essere coltivata dal VI millennio a.C.
nell'Asia sud-occidentale e progressivamente si è diffusa in
tutto il mondo.
Il Ricino si trova naturalizzato nel bacino del Mediterraneo ed anche
in Sicilia, in specie lungo i bordi delle strade, poiché la
disseminazione dei suoi semi si avvantaggia del traffico degli
autoveicoli.
I coltivatori nel tempo hanno selezionato varie cultivar per scopo
ornamentale e per la produzione dell'olio.
Nella sua zona d'origine la pianta raggiunge un'altezza di 10 m e il
fusto da erbaceo - legnoso diventa legnoso , mentre in media si attesta
intorno ai 2-4 m di altezza.
La coltivazione richiede temperature elevate e un buon apporto idrico.
Prevede una preventiva aratura profonda del terreno, con semina in
Aprile - Maggio, in file distanti 70-80 cm l'una dall'altra, deponendo
il seme a 25-30 cm sulla fila, impiegando circa 12-18 Kg. di seme per
ettaro di superficie.
In alternativa alla semina diretta nel terreno si può ricorrere a
quella in semenzaio in febbraio-marzo, per poi trapiantare le nuove
piantine nel terreno successivamente.
Per la crescita delle piante è utile l'interramento di concimi azotati,
fosfatici e potassici e l'irrigazione soprattutto dopo la semina per
favorire la germinazione dei semi.
Le sue foglie sono con picciolo, semplici, caduche e verticillate, di
tipo palmato - lobato, con 7 o 11 lobi con bordo dentato, di dimensione
tra i 15 cm e i 45 cm..
Nelle foglie alla base del picciolo vi sono delle ghiandole nettarifere.
La specie è monoica, ossia i due sessi sono portati nello stesso
individuo, con fiori raggruppati a grappolo.
I fiori del Ricino occupano la parte superiore del fusto e dei rami,
sono raccolti in una lunga spiga ramificata provvista di brattee
membranose.
I fiori maschili sono alla base della spiga o del grappolo e sono di
color verde glauco, quelli femminili sono posti superiormente e sono di
colore purpureo.
La fioritura avviene d'estate.
I frutti sono capsule spinose, costituite da tre valve contenenti un
seme per ogni loggia, che a maturazione liberano 3 semi di circa 1 cm
di dimensione.
Il Ricino è costituito per il 50 % da Sali minerali, pectine,
colesterolo, lipasi, Ricina, e Ricinina; per il 50 % da olio di Ricino.
Dai semi si ricava mediante estrazione a freddo l'olio, che in essi è
contenuto nella misura del 40-50 %.
Per sicurezza dopo l'estrazione a freddo si miscela l'olio con l'acqua
e si porta ad ebollizione la miscel, in modo solubilizzare ed eliminare
del tutto con la denaturazione a caldo la Ricina ancora presente.
L'olio non ha uso alimentare diretto ma è commestibile e non velenoso
perché la Ricina e la Ricinina sono idrosolubili e non passano
nell'olio, cosicché rimangono nel pannello di estrazione insieme ad
altre sostanze e ad un allergene.
L'uso dell'olio di Ricino risale a tempi remoti, a circa il 4000 a.C.
in Egitto.
Esso è composto da oleina, palmitina, stearina e ricinoleina (80 - 89
%) che ne è il principio attivo.
La sua composizione è la seguente:
Acido ricinoleico 89.5 %, Acido Diidrossistearico 0.7 %, Acido
Palmitico 1%, Acido Stearico 1%, Acido Oleico 1%, Acido Linoleico 4.2%,
Acido Linolenico 0.3%, Acido Eicosenoico 0.3%.
La Ricinoleina è costituita da un ossiacido insaturo a 18 atomi di
Carbonio (C18H34O3).
L'olio trova impiego nella preparazione dei cosmetici, nelle
preparazioni alimentari in funzione di additivo alimentare, delle
vernici, dei lubrificanti ed è usato nei liquidi refrigeranti per i
veicoli spaziali.
Possiede una combinazione di proprietà fisiche uniche: alta viscosità e
gravità specifica, solubilità nell'alcool in ogni proporzione,
eccellenti proprietà emollienti e lubrificanti.
In medicina è usato come purgante, assunto in dosi che nell'adulto e
nel bambino variano rispettivamente da 15 a 60 ml e da 5 a 15 ml.
L'azione purgante è dovuta all'acido ricinoleico che contiene, che
altera la mucosa intestinale al livello del digiuno e dell'ileo a non
assorbire l'acqua e gli elettroliti, aumentando così la massa fecale.
Viene usato per migliorare i capelli, le unghie e la cute e in
piccole quantità per instillazioni oculari, nasali e nell'orecchio
nella risoluzione di disfunzioni.
È pure impiegato nella terapia di numerose malattie con applicazione
trans - dermica, in particolare con impacchi sull'addome con cui viene
lentamente assorbito per via cutanea o dermica, esplicando in tal modo
numerosi effetti positivi in quasi tutte le patologie, sulla
circolazione sanguigna, linfatica e nel rafforzamento del sistema
immunitario, promuovendo altresì la rigenerazione dei tessuti e
l'eliminazione delle scorie dall'organismo.
Questo tipo di assorbimento dermico dell'olio di ricino si ritiene sia
ideale nel ripristino della salute del corpo.
Applicato sulle ferite e sulle abrasioni l'olio si dimostra
antibatterico ed antifungino ed esse guariscono senza lasciare
cicatrici.
L'assunzione giornaliera di 0,5-0,9 ml di olio di Ricino si è
dimostrata efficace nella cura dell'osteoartrite, con effetti simili
all'antinfiammatorio diclofenac, ma comunque più sicuro riguardo gli
effetti secondari.
Le richieste di olio di Ricino a livello mondiale sono in costante
aumento ed attualmente i paesi maggiori produttori sono l'India, la
Cina, il Brasile, la Russia e la Tailandia.
Al riguardo sono da segnalare le ricerche di miglioramento genetico
sulla specie, al fine di riuscire ad ottenere delle varietà con scarso
o nullo contenuto di Ricina nei semi.
L'India da sola soddisfa il 60 % della produzione mondiale di olio di
Ricino.
La pianta in tutte le sue parti contiene la Ricinina (alcaloide) per
circa lo 0.3% e la Ricina (Tossalbumina) che oscilla dal 1 al 5 % e che
è la fonte della sua tossicità.
La Ricinina è un alcaloide non tossico o comunque scarsamente tossico,
costituito dall'etere metilico dell'acido ricininico.
In particolare la Ricina è una Lectina, una glucoproteina tossica e
letale composta da due sub-unità poliptidiche di 262 e 267 amminoacidi
ciascuna, legate tra loro da un ponte disolfuro.
Entrambe le due unità sono legate alla tossicità della sostanza in
quanto separatamente non la manifestano, tanto è vero che una sub -
unità simile è presente nell'orzo che ovviamente non è tossico.
La Ricina è presente in tutta la pianta ma è contenuta in
maggiore quantità nei semi.
Tale tossalbumina possiede una tossicità elevata ed è citotossica il
cui effetto è nell'inibizione della sintesi proteica in quanto blocca i
ribosomi al livello del RIP II.
Tale blocco della sintesi delle proteine porta a morte le
cellule.
La tossicità è correlata alla presenza nella cellula di una proteina
chiave o di legame Gpr 107, in quanto in sua assenza la Ricina
non agisce.
Al riguardo non esistendo attualmente alcun antidoto della Ricina, sono
allo studio vaccini o sostanze in grado di disattivare tale proteina,
per usarli nel caso di avvelenamento.
Una singola molecola di Ricina porta a morte una singola cellula.
La sostanza ha pure azione agglutinante ed emolizzante sui globuli
rossi.
Esplica l'attività tossica nell'organismo sia per ingestione, sia per
inalazione e sia per assorbimento cutaneo.
Per inalazione causa edema polmonare entro 18-24 ore e poi conduce alla
morte.
La Ricina viene distrutta con la temperatura + 100°C tanto è che
in Sudamerica il decotto delle foglie di Ricino viene usato per curare
la febbre.
Tutti gli animali e l'uomo sono suscettibili agli effetti letali della
Ricina.
Gli animali evitano accuratamente di cibarsene.
L'assunzione dei semi può essere mortale soprattutto se vengono
masticati, in quanto con la masticazione e la rottura dei tegumenti si
libera la Ricina contenuta al loro interno.
Sono sufficienti 10-20 semi per uccidere un uomo e 1-5 per uccidere un
bambino.
L'inghiottimento dei semi interi è lo stesso rischioso ma sovente
determina effetti tossici, non mortali.
La dose letale di Ricina per un uomo adulto si attesta intorno ai 0.179
g per Kg di peso corporeo, cioè un quantitativo pari a 13.42 g di semi,
circa 10 semi, per i bambini la dose letale è di circa 0,5 mg per
Kg di peso corporeo.
Dopo l'accidentale assunzione dei semi vi è un periodo di latenza e
trascorse 1 o 6 ore o anche un giorno compaiono i sintomi, per
manifestarsi con vomito, dolore addominale, diarrea e malessere
generale, più tardi compaiono cefalea, ipotermia, collasso, coma e la
morte che sopraggiunge entro 3-5 giorni.
Sono possibili trattamenti sintomatici quali lavaggio gastrico,
mucillagini, oppiacei, cardiotonici, ma sempre alto è il rischio di
compromissione di vari organi del corpo.
Nonostante la Ricina sia tossica e letale trova impiego lo
stesso, con modalità e dosi opportune, in ambito medico per il
trattamento del cancro e dell'AIDS, nei trapianti di midollo e nella
ricerca cellulare.
In conclusione possiamo dire che in modo straordinario il Ricino in sé
include le due polarità coesistenti, rotazionali, coessenziali ed
invertibili della manifestazione fisica: vita e morte, positivo e
negativo, maschile e femminile, luce ed oscurità, ecc., rivelando così
il mirabile dualismo illusorio di una Unicità, che interessa qualsiasi
fenomeno e che permea qualsiasi cosa esistente nel mondo che
conosciamo.
Il Ricino all'uomo può dare la Vita come la Morte, perché noi siamo o
in un estremo o nell'altro dell'Unicità universale, non sapendo ancora
come coniugarli ed integrarli, disconoscendo che la soluzione è
nell'Amore, sentimento coinvolgente, straordinario ed infinito che
integra e unisce ciò che è nella separazione, ma che quasi nessuno
capisce.
Anzi bisogna dire che nel corso della sua evoluzione l'uomo proprio per
l'incomprensione e la paura che sovente nutre verso questo sentimento
ha cercato non riuscendoci, di uccidere e di sopprimere proprio l'Amore
con tutti i mezzi a sua disposizione, ricorrendo persino alle armi più
potenti e sofisticate come quelle nucleari, che hanno ucciso si i corpi
ma non le Coscienze che sono poi rinate in altri corpi e sono di nuovo
in mezzo a noi.
La verità è che la malattia, la decadenza del corpo fisico e la morte
sono delle invenzioni dell'uomo di molto tempo fa, quando abbiamo perso
la conoscenza dell'essere un'unica cosa con Dio.
Pochi credono nell'immortalità, perché solo in pochi hanno la
consapevolezza che tale stato sia raggiungibile da chiunque gli lasci
lo spazio per nascere e crescere nell'interiorità e nel proprio corpo
fisico,
e considerata la sua rarità lo si ritiene impossibile.
In più e a dispetto che la vita eterna ci è stata promessa
ripetutamente nelle Sacre Scritture, siamo così abituati a vedere la
gente invecchiare, ammalarsi e morire che non riusciamo più a crederci,
né ad immaginare di ringiovanire e di vivere per sempre, invece di
morire.
Ma nonostante tale incredulità, il fatto è che quando l'Amato, l'Amante
e l'Amore diventano Uno si sprofonda inevitabilmente in un nuovo e
fantastico stato di vita e giovinezza eterne, dove la morte non è più
possibile.
Marcello Castroreale
mcastroreale@alice.it