
Il principio che ogni scuola debba essere una comunità educativa viene messo in discussione da queste pratiche concorrenziali. D’altra parte vorrei chiedere a quanti producono graduatorie tra le scuole e se ne godono se al punteggio contribuisca la capacità di dare risposte efficaci agli alunni portatori di disabilità o quella di riuscire a migliorare il rendimento degli alunni difficili o quella di accogliere nel proprio seno e integrare alunni figli di immigrati. Vorrei chiedere se sono buone le scuole che lavorano con alunni che non avrebbero bisogno di insegnanti o quelle in cui ai ragazzi bisogna dare tutto, a cominciare dai libri di testo.
Non è per nulla assodato che la pubblicazione di dati come quelli del rapporto della Fondazione Agnelli aiuti a migliorare i rapporti di una scuola con la comunità di appartenenza; anzi per la sua costitutiva logica competitiva rischia di recidere i legami tra una scuola e l’ambiente circostante e favorire in certi strati sociali la corsa verso le scuole che marciano bene. La concorrenza tra le scuole, che di fatto viene sostenuta e incitata con questo genere di azioni, non salva, nè migliora quelle che hanno problemi, perchè continuerebbero ad esistere e sarebbero le uniche disponibili per quelli che non sanno leggere i rapporti di rendicontazione sociale del ministero o quelli della Fondazione Agnelli. Queste graduatorie sono un capolavoro di mistificazione e di ipocrisia, che ben si attaglia agli orientamenti mercatistici di tutte le ultime leggi sulla scuola.
Raimondo Giunta