
La risposta altamente gratificante da parte dei discenti ha spinto i docenti a dare sempre di più nel cercare nuovi modi di raggiungerli, di stare al loro fianco, di mettere in pratica una didattica non solamente trasmissiva di compiti ed esercizi sterili, ma quanto più viva e interattiva, in cui gli alunni possano sentire la vicinanza dei loro insegnanti, seppure virtuale, sincera e rassicurante.
E così nasce l’esigenza di “vedersi”, incontrarsi virtualmente, toccarsi attraverso uno schermo; la videolezione diventa necessaria, un bisogno per quei ragazzi che pure tante volte hanno fatto fatica a reggere quelle 6 ore di lezione in classe.
Ecco che le distanze si accorciano, si cristallizzano, si diradano avvicinando ancora una volta la scuola alle famiglie, entrando ognuno nella casa dell’altro, sperimentando più che una “didattica a distanza” una “didattica nella stanza”, intima, non urlata. Non servono più i rimproveri, i compiti in classe, le verifiche; non ha più timore l’alunno timido e silenzioso; non è più esitante la risposta in chat. Arrivano le foto delle pagine scritte in fretta, arrivano i disegni colorati di arcobaleno dei più piccoli, arrivano i messaggi di affetto, gli scambi di parole e gesti affettuosi, gli emoticon che fanno il verso alle facce non viste, arrivano gli “Andrà tutto bene!”.
E che dire dei genitori… un continuo chattare attraverso Whatsapp, un continuo chiacchierare silenzioso che attraversa i confini delle case e si materializza quasi misteriosamente.
Eppure non mancano le difficoltà, le paure, i mezzi e i dispositivi di connessione non adeguati, non mancano i momenti di noia, non manca la fatica di restare in casa forzatamente.
Sì, andrà tutto bene perché c’è un’umanità riscoperta, una fratellanza ritrovata, una comunità scolastica unita e cooperante che si offre senza tempo e senza fatica a queste giovani generazioni che ricorderanno questo 2020 e da esso saranno segnati.
Patrizia Zappalà