Nonostante
la crisi di governo, la pandemia, la
mancanza di
lavoro, la crisi economica e sanitaria,
le scuole chiuse e la didattica a distanza, nonostante l’aumento del
numero
delle famiglie in difficoltà, la Ministra degli Interni Luciana
Lamorgese pone
come priorità quella di: cancellare nella
Carta d’identità, nei documenti e moduli scolastici degli under 14 la
dicitura
di “padre” e “madre” per ri-sostituirli con “genitore 1” e
“genitore
2”.
In un momento difficilissimo per il Paese, il Ministro degli interni, ha ri-presentato un progetto ideologico atto a cancellare il concetto di maternità e paternità per sostituirlo con una sequenza numerica.
Questo intervento viene considerato come un ennesimo attacco alla famiglia e il tentativo con cui si vorrebbe negare il diritto di ogni bambino ad avere un padre ed una madre!
Giustificando questo intervento con l’espressione “ce lo chiede l'Europa!” la Ministra Lamorgese, dimostra di voler seguire l'ideologia gender e la volontà di negare la differenza tra uomo e donna, distruggendo il modello di famiglia naturale tutelato dalla Costituzione.
Le motivazioni europee di dare “conformità al quadro normativo introdotto dal regolamento Ue” di non discriminare sparute realtà, “superano le problematiche applicative segnalate dal Garante della privacy” non giustificano tale innovazione, apparentemente solo formale, ma che, invece cela un’intenzionalità ideologica di decostruzione della realtà della famiglia.
Sostituire la dicitura di padre e madre con “genitore 1” e “genitore 2” nega, di fatto, il diritto di ogni bambino ad avere una mamma e un papà!
Nel nostro ordinamento giuridico un minore può essere figlio solo di un padre e di una madre, non di due uomini e di due donne, come vorrebbero far credere alcuni sindaci e giudici.
Le battaglie ideologiche in salsa gender calpestano e offendono le persone, non tutelano la famiglia che già vive la pesante difficoltà per la pandemia e meriterebbe altri segni di attenzione e di ben diversi “ristori”.
La famiglia è il fondamentale ambiente naturale che permette il benessere ed il sano sviluppo dei bambini e dell’intera società. Non si può rimanere in silenzio di fronte a questa politica ideologica.
E’ necessario difendere la famiglia, non distruggerla!
In un momento difficilissimo per il Paese, il Ministro degli interni, ha ri-presentato un progetto ideologico atto a cancellare il concetto di maternità e paternità per sostituirlo con una sequenza numerica.
Questo intervento viene considerato come un ennesimo attacco alla famiglia e il tentativo con cui si vorrebbe negare il diritto di ogni bambino ad avere un padre ed una madre!
Giustificando questo intervento con l’espressione “ce lo chiede l'Europa!” la Ministra Lamorgese, dimostra di voler seguire l'ideologia gender e la volontà di negare la differenza tra uomo e donna, distruggendo il modello di famiglia naturale tutelato dalla Costituzione.
Le motivazioni europee di dare “conformità al quadro normativo introdotto dal regolamento Ue” di non discriminare sparute realtà, “superano le problematiche applicative segnalate dal Garante della privacy” non giustificano tale innovazione, apparentemente solo formale, ma che, invece cela un’intenzionalità ideologica di decostruzione della realtà della famiglia.
Sostituire la dicitura di padre e madre con “genitore 1” e “genitore 2” nega, di fatto, il diritto di ogni bambino ad avere una mamma e un papà!
Nel nostro ordinamento giuridico un minore può essere figlio solo di un padre e di una madre, non di due uomini e di due donne, come vorrebbero far credere alcuni sindaci e giudici.
Le battaglie ideologiche in salsa gender calpestano e offendono le persone, non tutelano la famiglia che già vive la pesante difficoltà per la pandemia e meriterebbe altri segni di attenzione e di ben diversi “ristori”.
La famiglia è il fondamentale ambiente naturale che permette il benessere ed il sano sviluppo dei bambini e dell’intera società. Non si può rimanere in silenzio di fronte a questa politica ideologica.
E’ necessario difendere la famiglia, non distruggerla!
Giuseppe Adernò