Riguardo
l’episodio dell’insegnante sospesa per tre giorni per aver fatto una
“barchetta” con l’ordine di servizio notificato dal dirigente
scolastico ci preme fare alcune dovute precisazioni.
Un ordine di servizio, debitamente protocollato e firmato, rappresenta
un atto formale, un documento che in nessun caso può essere usato per
uno “sberleffo”; specie poi se aggravato dal fatto di essere consegnato
a terzi ( al bidello) alla cui gravità del gesto si aggiunge anche
quella di una forma di denigrazione nei confronti del dirigente
fatta in presenza di terzi.
Se la docente riteneva che l’ordine di servizio fosse illegittimo
avrebbe dovuto rispondere con uno strumento chiamato “atto di
rimostranza”, in cui la docente avrebbe potuto spiegare le sue ragioni,
meglio se supportate da normative, ma in nessun caso attraverso
un gesto simile, inutile oltreché essenzialmente stupido.
Secondo il Testo Unico D.P.R. n. 3 del 10/01/57 riguardo le
disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato
ed ancora valido, infatti, il docente non è tenuto ad eseguire un
ordine di servizio quando quest’ultimo confligge con le delibere
collegiali ( o in assenza di una delibera di consiglio d’
istituto qualora sia necessaria), con norme contrattuali,
regolamenti, decreti, ordinanze, circolari ministeriali,
articoli del codice civile e penale,. In tutti gli altri casi, che
piaccia o meno, è tenuto ad eseguirlo.
Per questi motivi, il gesto dell’insegnante in questione non è da
considerarsi una semplice leggerezza… personalmente avremmo dato molto
di più di tre giorni di sospensione per un gesto simile, ancorchè
offensivo e lesivo del decoro del dirigente, perché fatto in presenza
di altre persone ed anche perchè il rispetto gerarchico, che non è
supina sottomissione ma ben altro, è sempre esistito e non è mai stato
abolito.
Se qualcuno sbaglia, che sia dirigente o meno, l’unica risposta
possibile è solo quella contemplata dalla legalità e dal
rispetto delle norme; nessuna riforma brunettiana o meno può eliminare
la difesa dei propri diritti, purchè questi siano tutelati solo
attraverso vie legali e non attraverso contestazioni sterili e
giuridicamente non motivate o peggio ancora offensive.
Tecla Squillaci
stairwayto_heaven@libero.it