La “bulimia
oratoria”, come l’ha chiamata Angela Finocchiaro, di Silvio Berlusconi
non risparmia la scuola pubblica. Non è la prima volta, lo sappiamo. Ma
in questo momento in cui lo iato tra ruolo istituzionale del premier,
sue condotte private e pubbliche e dichiarazioni contro alcune delle
maggiori istituzioni della Repubblica rischia di creare un vero e
proprio corto-circuito della democrazia, la cosa fa ancora più
impressione.
Il presidente del Consiglio ha stigmatizzato la possibilità, il
“rischio” che ai genitori possa essere impedito di scegliere una scuola
privata (da chi? Non certo da questo governo che, a fronte di 8
miliardi di euro tagliati in tre anni alla scuola pubblica, ha
mantenuto inalterati o addirittura aumentato i sussidi a quella
privata. Da chi? Dalle regioni di centrodestra che, come la Lombardia,
elargiscono il buono scuola a chi non si serve della scuola dello
Stato?).
I ragazzi – secondo il capo del governo – sarebbero così lasciati in
balia di insegnanti incapaci di educare, perché “inculcano idee diverse
da quelle che vengono trasmesse dalla famiglia”.
L’anacronistico e ingiustificato delirio ossessivo a sfondo anti-’68
non cessa di occupare la mente di Berlusconi. Che però dovrebbe
ricordare che gli art. 33 e 34 della nostra Costituzione parlano della
nostra scuola pubblica, laica, pluralista; dovrebbe ricordare che quel
delirio – soprattutto perché con ogni probabilità strumentale – offende
un milione di lavoratori e – al contempo – le famiglie che scelgono
consapevolmente l’opzione pubblica a quella privata. Dovremmo
ricordare, noi, che l’attacco alle istituzioni della Repubblica è ormai
una necessità quasi patologica per un presidente del Consiglio incapace
di trattenere esternazioni di una gravità addirittura inedita: e ce ne
vuole, considerato ciò a cui ci ha abituati.
I lavoratori della scuola sono tutti chiamati a tener conto di questo
irresponsabile accanimento nel delegittimare uno strumento di
emancipazione, di educazione, di cittadinanza per tutte e per tutti
che, anche così com’è, anche nella sua imperfezione, nelle sue
criticità, nella sua difficoltà a rispondere a tutte le domande che
vengono da fuori, nella parziale incapacità, a volte, di fornire
significative chiavi per interpretare il mondo, è al momento uno dei
rari presidi di civiltà e un baluardo contro la perdita di direzione di
questo nostro sventurato Paese. (Boscaino da
http://www.ilfattoquotidiano.it/)
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