Ognuno può
pensarla come vuole o come gli conviene, ma è innegabile che
con Silvio il nostro paese sta conoscendo una serie di innovazioni
portentose.
E’ innegabile, ad esempio che con Berlusconi nasce la ‘dichiarazione
ufficiale con smentita incorporata’.
Per esempio, lui dichiara cose al limite, tipo: “La magistratura è un
covo di criminali eversivi”; e mezz’ora dopo afferma che è stato
frainteso; che lui ha detto in effetti quello che ha detto e che
conferma, ma il senso non sta nelle parole pronunciate ma in
quello che lui voleva effettivamente intendere. E voi provate a
capirci o a contraddirlo. Che vi scatena contro un giuliano ferrara e
i suoi 120 chili di mutande.
Così è successo con l’ultima uscita sugli insegnanti della scuola
pubblica.
Effettivamente Silvio ha detto che il nostro non è un paese libero, se
“libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli
liberamente e non essere costretti a mandarli in una scuola di
stato. Dove ci sono – ha aggiunto - insegnanti che vogliono
inculcare principi che sono il contrario di quelli
dei genitori”.
E tutto questo, a giudicare dalla sua smentita, l’ha detto non
in quel senso, ma nell’altro. Quale che sia. Con i suoi
intimi, ha chiarito ad esempio che “alcuni professori
pretendono testardamente di insegnare ai propri studenti, che so,
Giordano Bruno, noto frate sovversivo e mangia preti. E si
rifiutano categoricamente di insegnare - faccio solo un esempio,
ma ce ne potrebbero essere altri - il Bunga, altrimenti noto come
Bunga Bunga”. Che è nota filosofia di vita delle ville
patrizie della verde Brianza, liberamente ispirata alla semplicità
e sobrietà dei frati cistercensi. Sembra.
E ha proseguito, almeno in base alle testimonianze, veraci come
le vongole: “Io non ce l’ho con la scuola pubblica. Ho voluto solo
chiarire la mia strategia di statista sulle scuole religiose: la
quasi totalità dei miei ministri e di molti amici intimi, tra cui
il fido Lele (il Mora), ci mandano i loro figli. E anche i
cardinali i loro nipoti. E che faccio io? L’ingrato? E poi, c’è anche
un risvolto personale: a Pasqua voglio fare la comunione per mano
del Papa o qualcun altro del vaticano. Lo so io il perché. E, con
tutte le cose che si dicono sul mio conto, mi serve un ‘condono’,
se il termine è giusto. Ne ho fatti tanti per gli amici. Non posso
averne, adesso che ne ho bisogno, uno per me?
“L’ultima: non date retta ai gossip. Non c’entrano niente le luci
rosse, che vengono proditoriamente evocate a proposito dei miei
raduni meditativi, fatti per celebrare l’altrui giovinezza e la
mia prodigalità. Le luci rosse sono chiaramente roba da comunisti.
Ma veramente quel “rosse” non vi mette sull’avviso?
“Per quanto mi riguarda, c’entra solo la voglia di arrivare fino al
2013, finire la legislatura e fare le riforme che mi servono per
il bene del paese [il riferimento è ad Arcore, nota del cronista].
Non è un mio diritto?”
Non è però questa la sola innovazione dell’era berlusconiana.
Un’altra, decisamente spettacolare, riguarda i ministri. Prendete
la Gelmini e prendete i suoi ragionamenti politici. Non vi chiedo
di analizzarli. Non sono sadico.
Mi riferisco, in ordine di tempo, alla sua discesa in campo “pro
Silvio”, nell’episodio degli apprezzamenti ai docenti. La
Ministra, dopo avere giustamente polemizzato con l’on. Bersani e le
sue pretese di dar voce polemica agli insegnanti, chiarisce
arditamente il pensiero dello statista di Arcore (e Brianza) con
una dichiarazione che un cronista amico riassume così: “Da parte
di Silvio – che Dio ce lo conservi, altrimenti io che faccio? -
nessun attacco alla scuola pubblica, ma solo a quella statale.
La scuola – ci spiega come sa fare solo lei - può essere, secondo
la costituzione, sia privata sia statale. Lui, Silvio, per ragioni
di stato è per le private. Io non so. Glielo devo chiedere. Però
ve lo farò sapere al più presto.
“E’ vostro diritto e mio dovere.“Comunque, Ruby se proprio lo volete
sapere, ha frequentato una scuola pubblica (ma Silvio non lo
sapeva. Non può sapere tutto, per quanto). E questo spiega la sua
ingordigia (della Ruby, intendo), i suoi ricatti e la sua
minorità, fino a quando non ha compiuto i 18 anni. Minetti ha
invece frequentato, alternativamente, scuola pubblica e scuola
privata. Capite adesso?
Sulle altre, non sono state prese informazioni. Perché i criteri di
scelta per le ‘serate Bunga’ erano rigorosamente etici, solo
raramente etilici oppure etnici. Comunque quasi mai punici. Non
era il caso, sinceramente”.
Tutto questo per dire in conclusione che, anche per quanto
riguarda l’innovazione, non ci batte nessuno. Neanche il Kenya o
la Mauritania. (di Aristarco ammazzacaffè da ScuolaOggi)
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