Silvio
Berlusconi torna ad attaccare 1 la scuola pubblica, che "inculca
ideologie e valori diversi da quelli della famiglia". E la reazione
degli studenti, di chi vive ogni giorno la scuola, non si fa attendere.
Il messaggio è firmato dalla Rete
degli Studenti: "Il premier come al solito ci delizia con uno
dei suoi show che hanno come protagonisti i comunisti, gli insegnanti
di sinistra e le scuole private, paladine della libertà". Uno show che
stanca, annoia: "Se il premier la pensa in modo diverso dalla
Costituzione lo pregiamo di andare a casa". Poi l'appello: "Tutti
in piazza il 19 aprile".
"Ci siamo stufati". E si torna a difendere la dignità e il valore
dei loro insegnanti. "La scuola pubblica italiana non inculca e le
famiglie e le mamme d'Italia saranno veramente libere, così come gli
studenti, quando avranno la possibilità di frequentare una scuola
pubblica che funziona, aperta a tutti, di tutti e di qualità". Non
manca la stanchezza. Per un governo il cui scopo principale sembra
essere quello di mettere a rischio il futuro dei giovani
italiani: "Ci siamo seriamente stufati di dover difendere
continuamente la scuola pubblica dagli attacchi del presidente del
consiglio. La scuola è pubblica. E se Berlusconi è di un altro parere
non può governare l'Italia e lo preghiamo di andare a casa".
L'ipoteca sul futuro. Toni simili anche dall'Unione degli Studenti:
"Questo attacco fatto di uscite pubbliche, ma soprattutto di politiche
devastanti per la formazione e di chi vivi questi luoghi ha
oltrepassato ogni limite". E ancora: "l'assenza di politiche che
difendano la scuola pubblica, è la cifra della nostra ribellione a
questo governo". Sotto accusa il caos provocato dalla legge Gelmini, la
diffusione dei diplomifici, i tagli al personale e l'incuria per
l'edilizia scolastica. Ipoteche che pesano sul presente e sul futuro
degli studenti.
19 aprile. Poi l'annuncio di nuove mobilitazioni. "Il 19 quindi le
studentesse e gli studenti saranno in piazza in oltre 50 città italiane
per preparare lo sciopero generale del 6 maggio". E non solo proteste.
Ma proposte, diffusione di conoscenze e informazioni. Ancora
dall'Unione degli Studenti: "Chiederemo risorse per il diritto allo
studio, un vero welfare per scegliere i nostri percorsi di vita senza
legami e il libero accesso alla cultura. E' arrivato per noi il momento
di riprendere parola e cacciare questo Governo che ci sta togliendo
ogni diritto".
La Cgil. Per Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, "le parole
del presidente del Consiglio contro la scuola pubblica sono eversive
perché mirano a cancellare la libertà d'insegnamento. È Un ulteriore
attacco ai valori della Costituzione". Per Pantaleo, "un presidente del
Consiglio e un Governo moralmente impresentabili non hanno alcun
diritto di attaccare il diritto allo studio e la dignità dei docenti".
Poi l'invito a partecipare, compatti, allo sciopero genarale indetto
dalla Cgil per il 6 maggio. "Berlusconi sappia che non riuscirà a
trasformare gli insegnanti in suoi portavoce o nelle veline delle sue
televisioni".
AteneinRivolta. E la condanna per le parole di Berlusconi arriva anche
dal mondo dei collettivi universitari: "È una retorica del governo che
va avanti da anni". Poi la precisazione: "La scuola pubblica non è in
mano ai comunisti, è ancora una scuola che riesce a formare persone
libere in grado di pensare ed agire con la propria mente. Forse proprio
questo dà fastidio al governo".
Vendola. "Io capisco benissimo Berlusconi. Lui è un grande pedagogo,
gli insegnanti che considera adeguati sono Lele Mora, Fabrizio Corona
ed Emilio Fede". Così il leader di Sel. Vendola ha aggiunto che "la
pedagogia di Berlusconi è la pedagogia di Ruby. La stessa Gelmini
persegue un disegno organico: una scuola è un'università che sono
scomparse dal centro della scena sociale, si sono aziendalizzate e
quindi non educano più alla società, ma al mercato. Si vive in una
grande azienda - ha aggiunto - e la scuola viene soppiantata dalla
cattedra del trash televisivo dei reality". (di Carmine Saviano
da Repubblica)
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