E’ la notizia più
bella che ci arriva in questi giorni dall’Unesco. Un riconoscimento che
ci inorgoglisce, e ci rende felici. La Natura è stata generosa con noi.
Nell’isola vasta e bellissima di Trinacria, l’Etna “celeste”, a detta
del poeta Euforione di Calcide, il monte dei monti, il nostro
gioiello più pregiato ed unico, il signore della pietra e del fuoco,
ricchissimo di storia e di cultura, di tradizioni mitiche, che si
perdono nella notte dei tempi, è, nell’ immaginario collettivo, senza
dubbio il nostro "catasto magico" più miracoloso e stravagante,
il formidabile custode delle leggende e delle favole più fantastiche e
avventurose. Per ciò, il riconoscimento di questo
patrimonio ci inorgoglisce: il Vulcano, nato dall’acqua marina in età
pleistocenica, siamo noi, è la preistorica nostra tessera
di riconoscimento, ed anche "un’enciclopedia simbolica dell’ignoto, una
metafora cosmica dove il regno della vita e quello della morte si
toccano e sembrano rimandare a una loro primigenia intimità".
Detto ciò, spetta a noi ora non sprecare questa occasione! A noi
siciliani, capire cosa significhi in concreto questo prestigioso
riconoscimento mondiale (peraltro, da tanto tempo agognato). Dobbiamo,
ora, essere, noi, all’altezza di affrontare le responsabilità che
ci riguardano: rispettare, da una parte, la severa e terribile bellezza
della nostra "Muntagna", e dall’altra saperne sfruttare
finalmente al meglio e con saggezza le enormi
potenziali risorse economiche.
Per la Sicilia, e per il nostro Paese, questo riconoscimento
rappresenta non solo un volano per la ripresa del turismo, ma
anche un vero e proprio titolo azionario che noi, oggi, abbiamo il
dovere di far crescere giorno dopo giorno nella borsa della cultura e
della bellezza. Una bellezza, quella dell’Etna, che, ricordiamolo, è
mitica; e i miti, si sa, non si possono infrangere impunemente!
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com