Il futuro della
scuola cattolica è stato il tema dell'incontro promosso dal Rotary
Catania Ovest e dopo il saluto del presidente, notaio Carlo Zimbone, ha
preso la parola Fratel Donato Petti, direttore de "La rivista
Lasalliana", già Visitatore Provinciale dei Fratelli delle Scuole
Cristiane. Con animata passione è stato analizzato il problema
dell'eutanasia della scuola cattolica, constatando che in questi ultimi
tre anni sono state chiuse ben 429 scuola cattoliche ed ogni anno si
riducono i numeri dei frequentanti, rendendo instabile e insicuro il
servizio scolastico di tanti docenti. La crisi delle vocazioni, la
difficile situazione economica, la crisi della famiglia che si sfalda e
perde i punti di riferimento, barattando la responsabilità educativa,
sono tutti elementi che rendono complessa la situazione della scuola
libera in Italia.
Negli altri Stati europei la libertà di educazione è riconosciuta,
valorizzata e sostenuta, come in Svezia, in Irlanda, in maniera
completa, così pure in Austria, in Belgio, in Inghilterra, in Francia,
in Spagna e la Germania, anche mediante convenzioni particolari, che
prevedono il sostegno economico alle scuole libere.
La constatazione che il costo di uno studente della scuola statale
ammonta a circa seimila euro l'anno, mentre nella scuola cattolica è
notevolmente inferiore, dovrebbe far riflettere che, considerando il
valore del costo standard per alunno lo Stato potrebbe beneficiare di
un risparmio di 17 miliardi l'anno.
In un discorso tenuto a Treviso Matteo Renzi ha dichiarato
che "si aprirà un tavolo", riferendosi in particolare
alle scuole materne. La Costituzione, spesso invocata come
garanzia dei diritti all'art. 34 è chiara: "L'istruzione inferiore per
almeno otto anni è obbligatoria e gratuita".
Non si possono adottare due pesi e due misure e mentre si accendono le
piazze. I cortei studenteschi, proclamano i rituali slogan di
opposizione e di condanna nei confronti del Governo.
Il Sottosegretario Gabriele Toccafondi ha spiegato lo stato dei fatti:
dopo la legge Berlinguer n.62 del 2000, la parità scolastica ha
ottenuto un riconoscimento giuridico, ma non economico. La
legge dice che la scuola è tutta pubblica e che si
divide fra statale e non statale, ma per molto
tempo ha rischiato di rimanere un'affermazione soltanto di
principio. Noi abbiamo dato una svolta vera con segnali precisi che
vanno in quella direzione.
Quando si parla di parità scolastica c'è un mondo trasversale
che la identifica nei diplomifici e nei collegi
esclusivi, nella scuola privata, nella scuola
confessionale. Le barricate sono molto alte e
trasversali. Sono posizioni proprie di una certa
sinistra, dei 5 stelle, che non fanno mistero
della contrarietà a destinare risorse. Noi facciamo fatica
a far comprendere che i 500 milioni di euro
previsti per le scuole paritarie sono una piccola briciola rispetto ai
40 miliardi che si spendono per le scuole statali che spesso non
funzionano e cadono a pezzi.
Il contributo medio di circa 500 euro per bambino non regge al
confronto della spesa statale di 6 mila euro annui che lo Stato investe
per ciascun alunno.
Nel 2016 il contributo statale è stato aumentato di 12 milioni di
euro per 12.000 studenti disabili, erogando 1000 euro a ragazzo
con disabilità, mentre la scuola cattolica per assicurare il docente di
sostegno, diritto dello studente, spende 22-24 mila euro.Il contributo
per le scuole dell'infanzia e primaria non sono un regalo alla scuola
privata ma sono un contributo alla parità scolastica e per di più
soltanto fino a Reggio Calabria. In Sicilia ci sono altre regole di
autonomia, che assegnano i resti del bilancio, quando ci sono i resti.
Manca la progettualità triennale e la sicurezza di continuità del
servizio, richiesta presentata alla Regione, ancora in attesa di
deliberazione.
Se le scuole paritarie dovessero chiudere domattina occorrerebbero
altri 6 miliardi di spesa, Lo sanno di Deputati e le forze
politiche di Governo e di opposizione?.
Si tratta di13.000 scuole, con 970.000
studenti, di 120-130mila fra docenti e personale non
docente.
Quando chiude una fabbrica si scende in piazza, si protesta, si chiede
giustizia, quando chiude una scuola, anche storica e gloriosa, cala il
silenzio e la coltre della trascuratezza copre ogni cosa.
Eppure è un servizio che viene meno, uno spazio educativo che viene
negato, una luce che si spegne.
La libertà di educazione è un diritto sancito dalla Costituzione, è
stato ribadito nel corso dell'incontro, e come sono state riconosciute
"leggi di civiltà": l'aborto, l'eutanasia, le unioni civili, perché non
riconoscere nella pratica la libertà di educazione e l'esercizio dei
genitori di scegliere la scuola adatta per i propri figli, senza dover
pagare due volte il servizio scolastico?
La scuola paritaria è una delle due gambe del sistema pubblico
dell'Istruzione. Quella statale, con 9 milioni fra
bambini e ragazzi, quella paritaria, con circa 1
milione. Se cede una delle due gambe, cede il sistema.
L'effettiva parità oltre che normativa deve essere anche economica ed
allora si potrà meglio contare sulla qualità e l'efficienza dei servizi.
Nel corso del dibattito sono intervenuti l'Ing. Costanzo, Mons.
Calambrogio, Fratel Stefano Agostini, direttore del Leonardo da Vinci,
don Salvatore Mangiapane, presidente della Fidae, Suor Agnese
dell'Istituto San Giuseppe, l'avv. Vincenzo Martines presidente degli
ex allievi salesiani, il giornalista Luigi Ronsisvalle, il Prof Andrea
Bettedini dell'Università di Catania e della Cattolica di Milano, un
docente dell'Istituto San Giuseppe.
Parlare del costo standard per studente di circa 4.500 annui vorrebbe
dire mettere in discussione l'intero sistema scolastico ed occorrerebbe
portare avanti una battaglia com'è avvenuto con la "legge Cirinnà" per
le unioni civili, vittoria e conquista delle sinistre a beneficio di un
numero inferiore alla popolazione scolastica presente e futura che
potrebbe beneficiare di tale servizio.
Dopo 70 anni d'immobilismo, lo Stato inizia a
riconoscere qualcosa alla famiglia che spende per
l'educazione del proprio figlio in una scuola paritaria. Portare in
detrazione Irpef 400 euro di retta, risparmiando circa 80
euro fiscalmente effettive l'anno, è da considerarsi soltanto
come un simbolo di attenzione, perché sarebbe giusto detrarre l'intera
cifra della retta scolastica.
Questo mondo di 13mila scuole, 120mila lavoratori e quasi un milione di
bambini e ragazzi hanno bisogno di serietà, ma
soprattutto di certezze.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it