Gentilissima Ministra Azzolina,
Sin dalle prime interviste che Lei, da deputata del Movimento Cinque Stelle, nonché da componente della Commissione Cultura e Scuola della Camera, ha rilasciato per il settimanale L'Espresso in relazione al concorso per Dirigente scolastico, cui stava prendendo parte, ho percepito un certo disagio e disappunto. Indubbiamente ciascuno è libero di partecipare ad un pubblico concorso ma, forse, dai "politici" noi, cittadini comuni, pretendiamo un rigore morale ed un disinteresse superiore a quello dell'uomo della strada. Così mi sarei attesa un atto di trasparenza e di rinunzia da parte Sua, la dimostrazione incontrovertibile dell'illibatezza morale e del disinteresse di una giovane e brillante esponente del Partito che dichiara programmaticamente il proprio credo fatto di Giustizia ed Equanimità, senza infingimenti. Lei ha fatto una scelta diversa; ne aveva diritto.
Adesso, tuttavia, le nubi sul Suo capo si addensano sempre più fitte: quale Ministra dell'Istruzione rappresenta parte in causa nel pronunciamento con cui, il 2 Luglio 2019, il TAR ha annullato il concorso per Ds e su cui il Consiglio di Stato dovrà porre la parola definitiva. Contemporaneamente, però, è anche tra i concorrenti che, in caso di conferma d'annullamento, si vedrebbero restituiti al ruolo di docenti.
Mi pare più che evidente il conflitto di interessi.
Inoltre, il Suo predecessore, Professor Fioramonti, già aveva accolto un confronto con vari Comitati di Ricorrenti ed ha fornito in visione un certo numero di elaborati degli idonei al concorso.
E con Lei? Tutto tace, tutto fermo.
Viceversa abbiamo seguito la vicenda spiacevole dei plagi nelle Sue tesi di Specializzazione e di Laurea.
Onestamente non so cosa credere; di certo sono felice che un dicastero tanto importante venga ricoperto da una insegnante come me, da una donna. Però mi sarei attesa altre proposte, altri atteggiamenti.
Ad iniziare dalla vicenda della Professoressa Rosa Maria Dell'Aria, sospesa ingiustamente dal servizio perché un suo studente aveva messo in relazione le Leggi razziali nazi-fasciste con il "Decreto sicurezza".
Di fronte all'interrogazione parlamentare dell'onorevole Fratoianni ho atteso la Sua voce, ministra, forte e chiara, di condanna morale verso chi ha sanzionato la libertà di opinione e di espressione!
Invece Lei si è limitata a snocciolare leggine su leggine, commi su commi, per concludere che spetta al Sovrintendente scolastico regionale ritrattare e far rientrare la sanzione.
Non è questa la risposta che i docenti si attendono da Lei, non gli Italiani, né i giovani!
Oggi leggo sul Fatto Quotidiano, giornale che frequento e che apprezzo, de "la segnalazione che circola nei corridoi di viale Trastevere..." (cito letteralmente).
Di cosa si tratta? Viene "segnalato" al MIUR un grave atto contro la Scuola o gli studenti? No.
Viene "segnalata" la partecipazione del Prof. Massimo Arcangeli ad un convegno che ha avuto luogo sabato scorso a Bari e che è stato promosso dal deputato leghista Rossano Sasso e dal senatore leghista Mario Pittoni e per il quale - cito ancora alla lettera - "è stato assoldato anche Massimo Arcangeli".
Al convegno partecipavano pure alcune associazioni apolitiche di Ricorrenti al concorso per Ds.
Purtroppo sono tra i seguaci di Gorgia lentinese, mio e Suo conterraneo: per me le parole hanno un peso sostanziale e "segnalazione" possiede il sentore di regime, di dossier, di altre cose spiacevoli; così come parlare di "assoldamento" porta il retrogusto di una bassa manovra prezzolata cui il Professor Arcangeli si sarebbe prestato. Naturalmente parlo per assurdo e di personali sensazioni.
Però, è un mio ricordo fallace o risponde a verità che a fianco dei leghisti anche Lei, da alleata fedele, votava tutte le iniziative politiche, le Leggi, i provvedimenti?
Qualche mese fa ancora apparteneva al Governo "Giallo-Verde", mentre definiva pubblicamente (il video è ancora in rete) il PD ed i suoi rappresentanti Dinosauri prossimi all'estinzione e da relegare nelle pagine dei libri di storia accanto alle graziose bestioline.
Ora tutto è mutato. Sempre nel Suo diritto cambiare opinione ed alleanze, ci mancherebbe. Quello che non comprendo è perché un cittadino di uno Stato democratico non possa partecipare, anche come relatore, ad un convegno di qualsiasi forza politica legalmente operante.
Ancora ricordando gli antichi maestri, non era un certo Socrate che credeva nel dialogo come nel miglior mezzo per raggiungere la Verità?
Ed il Suo amato Voltaire non dichiarava "non sono d'accordo con le tue opinioni, ma darei la vita affinché tu possa esprimerle" ?
Personalmente ho avuto modo di ascoltare (online) relazioni bellissime del Professor Arcangeli su temi di Linguistica e di Cultura; da straordinario divulgatore - quello che un intellettuale dovrebbe essere per i propri concittadini - spiegava, simplex munditiis, tematiche complesse in modo comprensibile, ma pieno di fascino.
Eppure un uomo che immagineremmo assorbito solo da un universo utopico di sapere, chiuso in un rifugio eburneo, viene allo scoperto e si fa coinvolgere dall'attualità politica, dall'etica giornaliera. Si possono condividere o meno le conclusioni a cui giunge, ma tale è la questione.
Ma forse in Italia non siamo adusi a questi atteggiamenti che stavano bene alla Francia di Zolà e dell'Affaire Dreyfus; forse non ci tocca che tutta l'intellighezia americana si mobilitasse per Sacco e Vanzetti; probabilmente ci meraviglia che un Bertrand Russell prendesse posizioni per il pacifismo ed il socialismo nell'Europa dello scorso secolo; tolleriamo che Noam Chomsky si schieri, da ebreo, contro lo Stato di Israele o contro le mistificazioni del sistema educativo statunitense. Ma sul territorio nazionale no!
Ed invece proprio gli intellettuali hanno il diritto ed il dovere di scendere in campo e dire la loro su questioni politiche ed etiche, senza essere tacciati di interessi altri se non quelli dettati dalla loro onestà morale e dalla loro intelligenza.
In fine, il mio modello di "uomo politico" resta l'imperatore Marco Aurelio, che fece del suo officium un servizio alla Res Publica e non uno strumento di potere.
Con stima, Maria Làudani